Conoscere la storia non è questione desueta, come pensano diversi. La storia dei libri, delle riviste e dei buoni documentari non è quella dei libri scolastici: tutto, protagonisti, eventi e battaglie, da ricordare a memoria. La “Public History” è affascinante, appassiona e coinvolge, insegnando sempre nuovi scorci. Il prof. Marco Severini, docente di Storia dell’Italia contemporanea nel Dipartimento Studi Umanistici di Unimc, presidente dell’Associazione di Storia Contemporanea di Senigallia, ci spiega perché è importante conoscere e amare la storia. Sì, ancora oggi e sempre.
La sua è un’associazione per le Marche? – “No, è un’associazione di storia per la società e per il mondo di oggi, con 430 soci, suddivisi in tutto il pianeta. La sede è in Italia, ma i contatti sono con le realtà più disparate. Ogni anno organizziamo 3 rassegne di studio che, nel tempo, hanno ospitato storici e storiche poi diventati famosi”.
Come si è giunti alla fondazione? – “Tutto nasce dalla mia idea di fondare un’associazione che avvicinasse i giovani alla ricerca storica, che insegnasse loro quali criteri e metodologie adottare. Di questo mi occupo in uno dei miei due insegnamenti presso l’Università di Macerata. Il 13 gennaio 2011 eravamo 16 soci fondatori, con una età media di poco inferiore ai 30 anni. Negli anni successivi la crescita è stata continua”.
Quali sono le principali difficoltà che incontra una associazione storico-culturale in Italia? – “Ovviamente di carattere logistico, essendo i soci sparsi un po’ ovunque. Poi di natura finanziaria: nei primi anni di vita pochissimi enti, pubblici e privati, hanno compreso il significato del nostro lavoro”.
Ci da qualche dato sui soci? – “Sono 430. Li dividerei in tre fasce. Ci sono gli storici professionisti che lavorano negli atenei o in altri enti di ricerca; poi la leva che sta completando l’itinerario formativo, tipo dottorato o simili; indi gli appassionati e i cultori della disciplina”.
Vuole espandersi? – “L’Associazione è nata a Macerata. Nel 2014 ci siamo trasferiti a Senigallia dove abbiamo trovato un contesto civile e culturale più aperto e dinamico. In futuro chissà. Ci sentiamo cittadini del mondo”.
Cosa aggiunge per chi nulla sa di voi? – “C’è un sito, bello e informato, che aggiorna il nostro socio Omar: https://assocontemporanea.wordpress.com. Poi c’è la possibilità di raggiungerci con il telefono, la mail e i social, seguiti da alcune socie. L’associazione è aperta tutti i lunedì pomeriggio, la sede si trova in via Chiostergi, 10 a Senigallia: veniteci a trovare! L’associazione, sul piano della ricerca, si occupa di cinque settori della storia contemporanea: storia politica, odeporica (letteratura di viaggio), delle donne, territoriale, storia della storiografia”.
Di quali città sono i soci del maceratese? – “Di diverse: da Macerata a Civitanova, da Camerino, dove siamo stati molte volte, a Pollenza, e altre località ancora”.
I libri che hanno chiesto le ricerche più impegnative? –“Ogni libro richiede competenza, impegno, pazienza e tempo. Abbiamo superato le 60 pubblicazioni e aperto nuovi itinerari di ricerca. Di più non potevamo neanche immaginare. Sarebbe inappropriato citarne alcuni a scapito di altri. A livello personale, cioè di mie monografie posso dire ‘Dieci donne. Sto ria delle prime elettrici italiane’, poiché ha fatto scoprire agli – ma è stato apprezzato pure in Europa: ricordo una serata, nel 2016, ospiti dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, con una sala gremita – una vicenda dimenticata per 90 anni!”.
Quali sono state le vostre pubblicazioni più apprezzate e che hanno riscosso più successo? – “Quelle sulla storia delle donne, su alcuni frangenti della vita politica e sui viaggi. Ci sono volumi che sono stati presentati in Italia, Europa e Stati Uniti tra le 50 e le 100 volte! Merito delle capacità organizzative dei soci più impegnati”.
Ci spiega i contenuti delle vostre “riviste” periodiche? – “Itineris si occupa di viaggi, viaggiatori e viaggiatrici. Capire la storia e i suoi mutamenti attraverso le testimonianze contenute nei carteggi e nei diari di chi ha viaggiato è una cosa stimolante. Questo settore di ricerca era fino al 2010 appannaggio di linguisti e letterati. Ora lo è diventato anche di storici. Centro e periferie si occupa di temi politici, culturali e civili, interpretati lungo l’asse centro-periferia: il centro è il governo nazionale o continentale, la periferia sono le tante realtà di cui si compone la realtà in cui viviamo”.
I viaggi nella storia che parte occupano? – “Con l’editore Marsilio abbiamo fondato una Collana, ‘Le vie della contemporaneità’ con cui ci siamo riproposti di ricostruire la storia contemporanea – intesa dal 1789 ai giorni nostri – attraverso la dimensione del viaggio. Abbiamo pubblicato tra 2013 e 2019 quattro volumi, che hanno tutti avuto notevole riscontro. Per il 2021 è in programmazione il quinto”.
Dove siete conosciuti all’estero? – “Dal 2014 siamo andati in Portogallo, Francia, Germania e negli Stati Uniti. A breve saremo di nuovo in Germania, a Monaco di Baviera, e in Lussemburgo. Ma molto attivi sono i nostri soci britannici, australiani e statunitensi. Dipende molto dai rispettivi lavori e dalla disponibilità. Ma se si considera l’Associazione quale effettivamente è, cioè uno spazio di incontro, dialogo e confronto, ogni barriera viene a cadere e ognuno di noi si può sentire maggiormente informato”.
Come pensate di far apprezzare la storia grande e piccola a chi non è della professione? – “Innanzitutto bisogna leggere, leggere e leggere, mentre il 54% degli italiani (dati AIE, 2019) non legge neanche un libro l’anno. Poi bisogna appassionarsi a una disciplina che è sempre stata considerata una sorta di ‘cenerentola’ a scuola: una disciplina fondata su un insegnamento mnemonico e ripetitivo. Noi invece proponiamo un approccio propositivo e critico. In un libro di storia devono essere sempre presenti due elementi: la narrazione e l’interpretazione. Se fa difetto uno, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Infine la storia va considerata una materia che vive anche al di fuori dei circuiti accademici. Non a caso la Public History è un orientamento che sta conquistando sempre più affezionati”.
Riuscite ad avvincere i giovani, in genere, più proiettati al futuro che al passato, nonché distratti da dispositivi vari? – “Avvicinare i giovani alla ricerca storica e, più in generale, alla storia contemporanea è la ‘missione’ dell’Associazione. Ogni lunedì pomeriggio tanti giovani affollano il nostro Archivio per imparare, conoscere e riflettere. Se non venissero più o se non ci fossero più giovani interessati a questa disciplina, faremmo come il celebre maestro alsaziano citato da Tabucchi: chiuderemmo bottega”.
Eno Santecchia
29 aprile 2020