Addio all’ultimo dei decorati, l’aviatore Sandro Quercetti

Sandro Quercetti da Civitanova Marche, l’ultimo dei Decorati al Valor Militare della Sezione di Macerata dell’Associazione Arma Aeronautica se ne è andato. In punta di piedi, ad appena novantotto anni, con tutti i suoi ricordi, con la sua faccia pulita, allegra e serena. Grazie Sandro! Per l’esempio e la compagnia che ci hai dato per così tanto tempo.

Chi era – Quercetti era nato nel 1922 a Civitanova Marche e si era arruolato giovanissimo nelle file della Regia Aeronautica già nel 1940. Assegnato al 35° Stormo da Bombardamento marittimo, 190^ Squadriglia, andò in guerra, guadagnandosi nel 1942 due medaglie di bronzo e una croce di guerra al V.M. “effettuando numerose azioni notturne e diurne su munite basi nemiche, dimostrando in ogni circostanza sereno coraggio, abilità professionale e belle doti di combattente”.

Il personaggio – Quercetti era proprio così e i tanti che lo hanno conosciuto specie nella sua Civitanova, lo ricorderanno sicuramente con piacere per le doti di cortesia, simpatia e serenità proprie di un Personaggio scevro di vanagloria, consapevole di aver fatto sempre e soltanto il proprio dovere di Uomo pieno di Fede e di cittadino, senza paura, odio o recriminazioni.

La testimonianza di un’avventura – L’Associazione vuole dunque ora ricordarlo riproducendo un suo scritto che conferma il carattere un tantino scanzonato e privo di trionfalismo di cui era dotato e che lo ha sempre contraddistinto: “Era il giorno 11 luglio 1943; eravamo di base sull’aeroporto Sant’Egidio di Perugia; l’equipaggio era composto dal 1° pilota Serg. Magg. Genitali, 2° pilota Serg. Magg. D’Aprile, motorista  Av. Sc. Agostini, marconista Av. Sc. Di Desta e Av. Sc. armiere il sottoscritto. Alle ore 16 decollammo per l’aeroporto di Littoria; dopo l’atterraggio il mio compito era di caricare 12 bombe da 100 Kg. perforanti; quello del motorista: di fare il pieno di benzina. Consumata la cena, aspettammo l’ora in cui la luna era sull’obbiettivo perché eravamo diretti a bombardare la flotta nemica e le truppe da sbarco di fronte alla costa che va da Siracusa ad Augusta. Decollammo da Littoria circa alle 22 (da premettere che, essendo rientrati nei giorni precedenti con qualche apparecchio colpito, avevamo scoperto che gli Inglesi avevano il radar a bordo di un loro apparecchio (il Beaufighter), che usavano come caccia notturno, attrezzato con 12  mitragliatrici  collimate  con  un  foro).  Appena partiti il mio compito era quello di stare in torretta. Arrivati sopra lo stretto di Messina vengo chiamato dal 1° pilota per andare in cabina di puntamento e dò al marconista il compito di mettersi in torretta. Come scendo in cabina di puntamento non credo ai miei occhi: vedo una immensa distesa di navi ! Preparo subito il traguardo di puntamento e apro gli sportelloni; come arriviamo al centro della flotta premo i tasti della centralina elettronica e sgancio le 12 bombe – una appresso all’altra – e mi assicuro che tutte fossero state sganciate senza però vederne l’effetto perché mi ero insospettito per il fatto che tutte le navi avevano le luci accese e la contraerea non sparava. Ho pensato subito che ci fossero caccia notturni e sono corso in torretta; come metto la testa fuori vedo dietro un faro giallo. È stato un attimo: “Sergente, un apparecchio in coda!” In un lampo una virata a destra e giù a rompicollo; in quel momento ho visto un fascio di traccianti passarmi di fianco; sapevamo di avere un apparecchio più pesante del caccia inglese e in picchiata eravamo più veloci; la quota era circa sui 3.000 metri; era una nottata bellissima; come arriviamo a pelo d’acqua facciamo rotta per est e quando abbiamo creduto di star fuori del campo radar abbiamo fatto quota. Il marconista ha chiesto il Q.D.M.: avuto il rilevamento da una stazione radio della Calabria abbiamo preso la via del ritorno; i piloti e il motorista dai televel (indicatori di livello del carburante – ndr) vedevano che l’apparecchio perdeva benzina e così si pensava di atterrare in Calabria. Arrivati nei pressi dell’aeroporto sparai delle segnalazioni con la pistola Very: niente da fare, pensammo che ci fosse l’allarme e così facemmo quota; attraversammo la Calabria con meta Napoli; arrivati nei pressi vedemmo che la Città era sotto a un gran bombardamento e così ci rimase solo da puntare verso Littoria. Non so come, quando il marconista chiese il rilevamento, la radio non funzionò; per fortuna, con ancora uno spicchio di luna, riuscimmo a vedere la punta di Gaeta e così, con la carta geografica, calcolammo la distanza e la rotta da fare. Arrivati nei pressi dell’aeroporto la luna era ormai calata; rimaneva un po’ il chiarore della via lattea; sparai la prima segnalazione, la seconda, la terza, alla quarta finalmente il campo si accese. Eravamo sui 200 metri di quota sopra il faro che illuminava la pista e andavamo nella direzione giusta, ma dovevamo fare un giro per atterrare; in quel momento i motori presero a perdere colpi e l’apparecchio non si governava più. Il pilota lo mise in picchiata; accese i fari sotto le ali e tentò un atterraggio di fortuna; così facendo dai tubi arrivavano le scalature, come si suol dire; si andava giù sfarfallando; con un colpo di “cloche” a vista di terra l’aereo si è impennato prendendo con la pancia l’argine di un canale, facendo mezza giravolta e spostandosi così di qualche metro. Tutti  salvi!  Erano  le  2  del  mattino del 12 luglio 1943; dopo tutto questo fracasso a 50 metri ecco accendersi una luce: una casa di contadini fatta come quelle di casa nostra, con la stalla a pianoterra e l’abitazione al 1° piano. Vediamo un uomo venir giù in mutande per le scale: eravamo caduti su un’aia!” Come dire: questa è la bella vita, la vita è bella dell’Aviator…

Ten. Avv. Giuseppe Sabbatini – Presidente Sezione AAA di Macerata

21 aprile 2020

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