Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione. È questo lo slogan creato dai musei di Camerino dopo il sisma del 2016, che ne aveva reso non fruibili le strutture. Uno slogan che, ora, può purtroppo accomunare tutti i musei italiani, a causa delle misure restrittive che ne hanno determinato la chiusura per agevolare il contenimento del contagio da Covid19. Ecco, dunque, che molte realtà più o meno vicine hanno fatto riferimento proprio a Camerino per capire come si può “essere aperti pur stando chiusi”. Una esperienza, quella dei Musei di Camerino, maturata con il sisma e che, ora, è esempio per molti.
Spiega l’assessore alla cultura, Giovanna Sartori: “Una esperienza che porta a una visione territoriale in cui è importante fare rete. Se c’è una cosa di cui sono ancora più convinta, anche dopo la grande emergenza che stiamo vivendo, è che la cultura e il turismo possano e debbano essere un punto di ripartenza fondamentale. I musei cittadini sono riusciti a stare in piedi ma, ora, cominciano a camminare in maniera più spedita grazie anche a una gestione in sinergia tra Comune, Arcidiocesi e Ateneo”.
Interviene la dottoressa Barbara Mastrocola, curatrice delle collezioni civiche e direttrice del museo arcidiocesano: “Sono diverse le iniziative e le idee progettuali portate avanti in questi anni e che hanno permesso di dimostrare quanto sia possibile ‘non fermarsi’, poiché il museo non è solo un susseguirsi di sale espositive, un posto in cui conservare e mettere in bella mostra tele e sculture. È possibile perché non è solo un contenitore di opere d’arte, ma è esso stesso un contenuto d’arte e soprattutto di storie. È un luogo vero, dotato di una propria identità. Perché i musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia”.
Tre progetti finanziati – La storia che i musei di Camerino raccontano anche quest’anno, dopo il progetto “Dalla polvere alla luce”, è stata premiata dalla Regione Marche, che ha approvato e finanziato ben tre progetti.
Il primo, la bellezza ritrovata, in occasione del ritorno del ritratto di Giulia da Varano; il secondo èro di carattere espositivo, con una mostra che si svolgerà in autunno (Coronavirus permettendo) e che, senza svelare troppo, muoverà proprio dal prezioso ritorno del ritratto di Giulia da Varano; il terzo è di natura gestionale e organizzativa trattandosi di un progetto di aggregazione tra le strutture museali cittadine, Pinacoteca e Museo Civici, Museo Arcidiocesano “G. Boccanera” e Sistema museale d’Ateneo che, nello specifico, è finalizzato a incrementare e migliorare la soglia di efficienza finanziario-gestionale delle strutture e l’ottimizzazione nell’erogazione dei servizi della rete dei musei, attraverso una serie di iniziative mirate che vanno dal marketing alla didattica, passando, ovviamente, per l’individuazione di orari e aperture che garantiscano una sempre migliore fruibilità.
Un museo unico – Intanto è già avviato il progetto di procedere contemporaneamente alla ricostruzione del Rettorato, del Duomo e del Palazzo Arcivescovile. “Quest’ultimo – ha ribadito l’arcivescovo di Camerino, Francesco Massara – è già in fase progettuale e, quindi, da deposito delle opere dei due musei cittadini civico e diocesano, potrà essere futura sede museale. È chiaro, infatti, che nessuno dei tesori di Camerino o che hanno trovato custodia a Camerino dopo il sisma, almeno per quanto riguarda quelli arcidiocesani, sarà mai trasferito in luogo diverso”. Rete museale diffusa sul territorio – “L’arte è identità e l’identità non prescinde dalle radici. Radici che, però – continua l’arcivescovo Massaro – possono essere messe ulteriormente in rete. È opportuno lavorare, quindi, verso quello che è a tutti gli effetti un mio sogno e una opportunità per l’intera area del cratere, ossia mettere a sistema una rete museale che comprenda tutte le strutture espositive di Camerino, San Severino Marche, Castelraimondo con il Castello di Lanciano e Matelica con il Museo Piersanti, in modo da far ammirare a un pubblico sempre più vasto i tesori che custodiamo da secoli su queste terre”. Una precisazione, questa, che mette definitivamente fine alle paure, infondate, di quanti hanno accolto la bella e importante notizia della realizzazione del nuovo Museo di San Severino Marche (dove saranno custodite le opere di San Severino e delle strutture arcidiocesane del territorio settempedano) come una minaccia per le opere d’arte di Camerino e del suo territorio.
15 aprile 2020