Siamo a due passi da Loreto ma in zona quasi tutti non conoscono in profondità gli straordinari prodigi che si possono vivere nel luogo santo contenuto nella basilica: la Santa Casa, appunto.
Il vecchio cappuccino – Giorni fa ero lì e, per fare degli studi, chiedevo notizie a frati e monache, notizie di una storia che ricordavo. Con mia grande meraviglia ho dovuto prendere atto che nessuno, dico nessuno, mi sapeva dire qualcosa; ma alla fine, un vecchio cappuccino è corso in mio soccorso e mi ha messo in condizione di ritrovare un vecchio scritto. Fate bene attenzione a cosa vi racconto.
La storia del primo mattone – Nella Santa casa ci sono due pietre, incapsulate in una barretta di ferro. Esse furono asportate e restituite a Loreto a seguito di grandi prodigi. Il primo mattone di cui vi parlo oggi è ricollocato nella parete, a destra dell’altare, e fu fatto asportare nel 1561 dal vescovo di Coimbra Suarez. Nel 1561 il vescovo di Coimbra Suarez, mentre partecipava al Concilio di Trento, manifestò il desiderio di venire a Loreto per prelevare un mattone della Santa Casa e portarlo con sé in Portogallo col fine di collocarlo come reliquia in una chiesa della sua diocesi. Questo Vescovo sapeva che chiunque avesse toccato un mattone della casa della Madonna sarebbe stato scomunicato, ma si recò dal Papa Pio IV il quale gli diede il permesso per prendere il desiderato cimelio. Munito di bolla papale, spedì a Loreto il suo cappellano Francesco Stella Senese che, arrivato in basilica, non trovò alcun chierico disposto a smurare un mattone. Pertanto, di fronte ad un pubblico molto contrariato lo estrasse da solo. Il viaggio di ritorno verso Trento fu per lui disastroso e rischiò più volte la vita. Appena gli fu possibile lui consegnò il mattone al vescovo che lo racchiuse in una cassetta d’argento. Subito, il prelato si ammalò con alta febbre e dolori fortissimi. Molti grandi professori si alternarono al suo capezzale ma non seppero curare quelle strane malattie. Alla fine un bel gruppo di consacrati si misero a pregare per lui, ma senza ottenere risultati. Furono anche chiamate delle suore che avevano fama di essere sante donne. La superiora, dopo aver molto pregato, ebbe una rivelazione e disse al vescovo che non sarebbe guarito fin quando non avesse rimesso a posto il mattone prelevato nelle Marche. Il Vescovo obbedì e rispedì il laterizio al governatore della Santa Casa. Il viaggio di ritorno fu assai lieto e subito il vescovo guarì. Il mattone fu accolto dai cittadini, di Loreto, con grande festa e fu ricollocato nel muro della Santa Casa. Per ricordare questo evento miracoloso, il prezioso mattone, fu identificato con un contorno in acciaio. Il Vescovo si premurò di spedire al papa una sua lettera (ancora conservata) per attestare l’accaduto.
La storia del secondo mattone – Altra asportazione ci fu a cura di alcuni soldati tedeschi che non ebbero diversa sorte, tanto che nel 1557, costretti dalle sventure, consegnarono la reliquia a un vescovo della Germania che, non resistendo al desiderio di collocarla in una chiesa della sua diocesi, fu colpito anch’esso da una inspiegabile malattia e fu costretto a restituire il mattone al santuario di Loreto. Questo avvenne nel 1564. Carissimi, ora che conoscete questa storia, che è verissima, raccontatela soprattutto ai bambini perché è bene che la conoscano in molti anche per il futuro.
Alberto Maria Marziali
9 aprile 2020