In passato si poteva verificare che i mariti delle maestre non si dessero gran pensiero di lavorare e si usava dire con disprezzo di loro: Fa lu maritu de la maestra, vale a dire che fa il mantenuto, vive alle spalle della moglie. Ma di coloro che aveva come fine della vita un matrimonio che li potesse esentare dal lavoro si diceva con scherno: Fatigherai e magnirimo (faticherai e mangeremo). Questo motto proviene dal noto aneddoto secondo cui una ragazza che faceva la tessàra (tessitrice) venne chiesta in moglie da un giovanotto che non aveva né arte né parte. La ragazza si era invaghita di questo sfaticato ma resisteva alle sue pretese perché non vedeva chiaro l’avvenire della coppia e l’avvio di una nuova famiglia. Un giorno lei glielo disse a chiare note concludendo: “Se spusimo, me sai dì’, dopo, come la mittìmo?” (Se sposiamo, mi sai dire, dopo, come possiamo cavarcela?) e lui rispose tranquillamente: “Fatigherai e magnirimo!”
Claudio Principi
20 marzo 2020