Alcuni soci di Auser Treia, residenti nelle frazioni di Chiesanuova e Schito riferiscono il reiterarsi di fatti incresciosi che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, la cosa appare grave soprattutto in considerazione dello stato di emergenza sanitaria in cui la comunità si trova, in questo momento di contagio da coronavirus.
Camion pieni di stabbio – Anche negli anni passati alcuni terreni del territorio suddetto sono diventati un deposito a cielo aperto del concime e di altri residui trattati dal Cosmari. Nei campi, ubicati nella strada di Schito che inizia dalla Cingolana, vengono scaricati decine e decine di camion ricolmi di stabbio maleodorante. Alcuni giorni fa, precisamente il 16 marzo 2020, è ricominciato lo scaricamento nei terreni.
Qui non si respira – Il regolamento comunale dice che il materiale va interrato entro 48 ore, ma ciò non avviene. Le autorità locali sono state informate del problema ma anche per loro è difficile intervenire data la situazione contingente… Ma in questo momento così difficile e delicato questo spargimento di materiale “organico” sospetto pare ancor più fuori luogo. “Da quando i camion hanno ricominciato a scaricare non si può più respirare – dicono gli abitanti del circondario – Come è possibile tutto ciò nel momento attuale, in cui tutto è fermo? E in cui la popolazione, fra cui numerosi anziani e malati, è costretta a rimanere in casa?”
La puzza non è un problema… – Affermano i nostri soci: “Da quel compost esala un fetore nauseabondo, esso inoltre contiene insetti che volano e ne attira altri tanto che i cumuli sono meta continua degli uccelli detti guardabuoi, piccoli aironi…”, “Lo scorso anno è intervenuta anche la Forestale, la quale non avendo ravvisato irregolarità burocratiche nei materiali trattati dal Cosmari non ha fatto contestazioni, poiché il lezzo non viene considerato un problema. Questo potrebbe essere in in situazioni di normalità sanitaria, ma in questo momento il non poter aprire le finestre per cambiare aria pare una assurdità…”.
Per queste ragioni solleviamo con forza il problema chiedendo di intervenire alle autorità sanitarie o altre.
Paolo D’Arpini, presidente Auser Treia
19 marzo 2020