Antiche usanze del territorio maceratese: lu faòre

Lu faòre, o focaracciu (o falò), si accendeva all’aperto la sera della “vinuta” (la venuta della Santa Casa di Loreto) con fasci di frasche portati dai vicinati. Gli adulti sparavano in aria colpi di fucile mentre i ragazzi facevano i bòtti con pasticche di potassio mescolate allo zolfo, mettendo le pasticche tra due pezzi di mattone, vi salivano sopra con un tacco mentre con il tacco dell’altra scarpa davano un bel colpo: lo strofinio forzato dei mattoni produceva il forte e secco scoppio. Era consuetudine saltare sopra la brace per scongiurare i dolori di pancia. Scrive Egidio Mariotti, poeta sarnanese: “…perché a passà’ lì ‘n menzu a lu faòre, leàva da la trippa lu dolore!”

19 marzo 2020

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