I veri problemi da risolvere dei cittadini italiani onesti

Dopo le elezioni in Emilia-Romagna, un territorio con alti livelli di occupazione e ricco, il Paese è rimasto con i problemi che aveva prima, e il Governo (tutto si rinvia), lacerato al suo al suo interno, non sembra pensare al futuro e alla crescita, sapendo bene che l’industria e gli investimenti perdono i colpi.

Europa: diminuisce la produzione industriale – È vero, e lo conferma anche la Ue, che una forte diminuzione della produzione industriale è presente anche in Germania (non si può godere per le “disgrazie” di chi, peraltro, è territorio delle nostre esportazioni) ma in quel Paese la produttività è alta, ha avuto tassi di sviluppo molto superiori ai nostri, ha un debito pubblico congeniale allo sviluppo dell’economia e agli investimenti, mentre in Italia, senza mai affrontare i problemi veri, non sappiamo spendere ciò che abbiamo deliberato, e ci teniamo in larga parte un assetto industriale non moderno e parcellizzato.

I veri problemi dei cittadini onesti – L’Istat afferma che è in essere un frenata brusca della nostra economia e che non si prevede, al momento, nulla di nuovo e positivo per il 2020. Il nostro livello di sviluppo e di produttività è bassissimo ed è (ormai da anni) tra gli ultimi in Europa. A questo si aggiunge l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che diminuisce la crescita dallo 0,4% (ottobre 2019) allo 0,2%. È comprensibile la nobile battaglia sulla prescrizione, ma i problemi veri dei cittadini onesti sono l’occupazione, il lavoro, la politica industriale, il green new deal europeo, le zone terremotate, il mezzogiorno, il calo de redditi accertabili del 7% dal 2003 e lo sviluppo.

Il coronavirus – La prospettiva non è rosea, anche perché nel prossimo futuro (già si sentono le ripercussioni nel settore turismo) andranno affrontate le problematiche relative al coronavirus (in Cina circa 21 miliardi di esportazioni) e agli ulteriori rischi per l’economia.

Situazione poco rassicurante – Tra gli occupati a tempo indeterminato si aggiungono 7.500 disoccupati, mentre salgono i precari, aumentano gli inattivi (chi non studia e non lavora), le soluzioni delle centinaia di fabbriche chiuse sono al di là di concrettizzarsi, sulle infrastruture e sui fondi già assegnati si “gioca al rinvio” o si fanno chiacchere, non sono poi in vista le indicazioni risolutive di Ilva, Whirpool, Alitalia, tantomeno il recente “fallimento-lite” di Air Italy (1500 persone che collegano la Sardegna con il mondo) che mette sul piatto in parte l’isolamento di un’isola che già soffre: la situazione non è rassicurante.

Giulio Lattanzi

17 febbraio 2020

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