Le opere di Marco Spaccesi hanno la loro originalità per il contesto che raccontano, per la modalità espressiva e, da ultimo, per i supporti utilizzati dall’artista maceratese. Il contesto potrebbe sembrare un mondo di sogni. Non è così. Sono i ricordi dell’infanzia, vissuti in un periodo che non ha più i presupposti per ritornare, pieno di situazioni e personaggi scomparsi o in via di estinzione. Persone che si muovono sulle tele, su antiche tegole, su vecchie porte e imposte del tempo che fu. Personaggi dai movimenti lenti, un’atmosfera tranquilla, rimpianta da chi non sopporta la velocità e l’oppressione odierne. Mestieri scomparsi come l’omino che, seduto sulle scale della porta di casa, aggiusta gli ombrelli; le donne che vanno alla fonte, bene comune, ad attingere acqua con le brocche ondeggianti sul capo. E i gatti a fare compagnia a tutti. Le opere di Marco Spaccesi sono una finestra aperta sul passato che ci permette di fare un confronto, e in questo è la sua attualità, il suo essere artista. Poi ci sono i palloncini, legati a un filo: simbolo di libertà repressa? Quella libertà di vivere diversamente, che non siamo in grado di permetterci. Desideri racchiusi liberi solo di volare via.
Fernando Pallocchini
9 febbraio 2020