Il decreto sisma, convertito in legge lo scorso dicembre contiene come unica misura volta a imprimere accelerazione, il procedimento di autocertificazione delle pratiche di riparazione e ricostruzione degli immobili danneggiati dalla crisi sismica del 2016.
La Rete delle Professioni Tecniche, pur non condividendo l’originaria impostazione del decreto, aveva formulato le sue proposte di modifica raccogliendo consensi da tutte le forze politiche durante le audizioni parlamentari, consensi poi dimostratisi solamente di forma ma ai quali non si è dato seguito con le modifiche reali alle norme richieste.
Come sempre la collaborazione delle Professioni tecniche è stata totale e costruttiva tanto che fu formulato un articolato pacchetto di disposizioni che avrebbe effettivamente accelerato l’avvio della ricostruzione e consentito, per altro, anche consistenti risparmi per le casse dello Stato.
Abbiamo più volte segnalato quali erano le criticità del testo da approvare, che ritenevamo tali da non sortire nessun effetto sulla ricostruzione, ancora una volta senza essere ascoltati!
Il testo licenziato dal Governo e soprattutto la chiave di lettura proposta al Tavolo Tecnico nel testo della Ordinanza che dovrà essere emanata, senza le modifiche proposte, costringerà i tecnici iscritti agli Ordini e Collegi delle professioni tecniche a rinunciare agli incarichi, non redigendo più progetti per la palese incongruità delle norme con gli ordinamenti deontologici delle Professioni!
Gli Ordini professionali sono deputati a garantire la collettività del buon operato dei propri iscritti e non possono esercitare il loro ruolo di magistratura in assenza di un quadro normativo certo, praticabile e condiviso.
Si è sbandierata come la svolta la “Semplificazione e accelerazione della ricostruzione privata”, ma si riduce solo addossando le responsabilità ai professionisti, con la Pubblica Amministrazione che rinuncia al suo ruolo istituzionale, intervenendo a effettuare i controlli dei progetti solo a posteriori e in corso d’opera, con il rischio di mettere così in difficoltà tecnici, imprese e committenti in caso di contestazione.
Basta pensare che oggi i diversi Uffici Speciali della Ricostruzione interpretano ognuno a suo modo le diverse disposizioni, e paradossalmente lo stesso progetto potrebbe ottenere un contributo diverso a seconda dell’ufficio o del tecnico che ne ha curato l’istruttoria.
L’obbligatorietà dell’autocertificazione comporterà inoltre l’esclusione di tutti quei terremotati con edifici fuori cratere con difformità non rilevanti.
I dati dimostrano che i professionisti disposti a lavorare nelle pratiche sisma sono sempre di meno, non percepiscono compensi da oltre tre anni, il settore delle costruzioni è in ginocchio, l’economia delle regioni colpite è in sofferenza e lo spopolamento delle aree interne appare sempre più un fenomeno irreversibile.
E per le imprese la situazione non è migliore: attendono anche molti mesi, ma veramente molti, per vedere corrisposti i lavori già effettuati, obbligandole a rallentare l’attività della ricostruzione per non ritrovarsi in difficoltà finanziarie.
Un altro dato allarmante è che i Comuni, ai quali il decreto da la possibilità di gestire direttamente la ricostruzione dei propri territori, hanno anche loro declinato tale possibilità, lasciando ai professionisti il cerino in mano!
Pertanto l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Macerata invita i rappresentanti della Rete delle Professioni Tecniche al tavolo tecnico del Commissario a valutare l’ipotesi di non partecipare all’incontro con il Commissario straordinario Piero Farabollini previsto per il 30 gennaio, per non avallare in nessun modo qualsiasi ordinanza inerente l’autocertificazione non condivisa e soprattutto prima che le seguenti eccezioni non siano preventivamente risolte:
1 – A distanza di tre anni e mezzo è stata prodotta una serie di norme ancora non stabilizzate e definitive, incomplete ed oggetto di continua implementazione e modifiche tali da non costituire nel suo complesso una base certa su cui autocertificare i progetti di edilizia privata e da non ritenersi un quadro normativo organico per la ricostruzione post-sisma;
2 – per il tecnico è ancora impossibile stabilire con certezza l’ammontare del contributo ammissibile che sarà riconosciuto in sede di istruttoria ed in caso di autocertificazione probabilmente contestato, non potendo dare così garanzia di certezze ai terremotati che così non possono conoscere preventivamente l’esistenza e l’entità della quota di costi a suo carico;
3 – il tecnico non è e sarà mai in grado di certificare che la documentazione fornita dagli enti detentori degli archivi tecnici sia certa, univoca, e completa;
4 – i rischi professionali che attività di surroga dei compiti che spettano alla pubblica amministrazione comportano ai professionisti, non hanno alcuna copertura assicurativa;
5 – sono ancora troppe le situazioni tipiche che i tecnici si trovano ad affrontare nei loro progetti che ancora non sono state previste o non hanno trovato soluzione, per le quali a tutt’oggi anche gli USR viaggiano “a vista” ed in ordine sparso, con libere interpretazioni di ogni istruttore.
Per concludere, al fine di smentire una volta per tutte che i ritardi nella ricostruzione sono riconducibili ad inerzia dei professionisti, l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori avvierà, insieme alle altre altri Ordini e Collegi delle professioni interessate dalla ricostruzione, una campagna di informazione verso i terremotati, promuovendo assemblee e dibattiti pubblici, con lo scopo di spiegare le motivazioni dei ritardi accumulati e invitando all’azione congiunta tutte le organizzazioni delle imprese edili coinvolte nel processo della ricostruzione post sisma.
Il Presidente Arch. Vittorio Lanciani
27 gennaio 2020