Primo Levi ha scritto: “Se non altro per il fatto che un Auschwitz, è esistito nessuno dovrebbe ai giorni nostri parlare di Provvidenza”. Occorre chiedersi: quale Dio è tornato tra noi… al dì là del fatto che oggi le religioni hanno una maggiore valenza geopolitica rispetto a qualche anno fa, possiamo dire, guardando il mondo che si profila davanti ai nostri occhi: “Dov’è questo nostro Dio?” Nei pullman che affollano i luoghi di pellegrinaggio e Santuari, nelle folle degli eventi papali… beatificazioni ecc… In realtà non può più tornare il Dio della tradizione. È evidente che è in corso una rinascita religiosa, o meglio spirituale che non è capace di interpretare il mondo reale e non sa produrre cultura. Cultura non nel senso di erudizione ma come visione del mondo sotto forma di filosofia, musica, arte, letteratura; cultura come sentimento della natura e della storia, rievocando quel circolo virtuoso che nel passato ha fatto grande l’Occidente, così espresso nelle formule agostiniane: ”Credo ut intelligam (fondazione del sapere sul credere)” – “Intelligo ut credam (fondazione del credere sul sapere)”. La mancanza oggi di incapacità di elaborazione culturale rende la religiosità instabile, insicura, come una casa sulla sabbia. Oggi la religione è perlopiù vissuta come chiusura, difesa: incapace di dialogare con la cultura e con il sapere. La triste realtà è che la crescita della religione avviene come contrapposizione alla cultura contemporanea, come rifugio identitario per l’insicurezza generata dall’immensa crescita del “Sapere tecnologico” a disposizione dell’uomo, ma purtroppo unita a una debolezza sapienziale. Senza religione, un’etica e una spiritualità sono senza dubbio possibili a livello di singoli individui ma non a livello di società e di interi popoli.
Intuendo la necessità di questa armonia tra scienza e sapienza, Albert Einstein proferì queste celebri e luminose parole: “La religione senza la scienza è cieca, la scienza senza la religione è zoppa!”
Dopo questa stupenda e profonda affermazione di Albert Einstein cosa altro possiamo aggiungere… ribadito il dovere di ogni persona di promuovere forze positive e dialogiche, sembra che la religione sia rimasta oggi l’unico pensiero forte per l’energia intellettuale che, oltre a riempire la mente, tocca la vita, scalda il cuore, alimenta la passione, muove i popoli. Per questo la religione è oggi, nel bene e nel male, la principale sorgente dell’identità, non solo a livello geopolitico ma anche personale. Lo è persino per chi la rifiuta. Per esempio c’è chi sostiene che la pratica della fede diminuisca gli stati d’ansia, riduca la frequenza respiratoria, migliori l’ossigenazione nel sangue, regolarizzi il battito cardiaco e altri benefici. Ma anche un ateo che serenamente ripete come un Mantra “Dio non c’è – Dio non c’è” ottiene gli stessi benefizi, quasi uno Psicofarmaco della mente? In conclusione, non è semplice dare una definizione alla domanda di cui Dio sarebbe la risposta. Certo è che a partire dal dolore che avvolge la vita, gli esseri umani hanno generato le loro religioni per cercare in esse consolazione, rifugio, anche solo un sorso d’acqua sulle labbra riarse. Così scrisse F. Rosenzweig: “Dal timore della morte prende inizio e si eleva ogni conoscenza circa il ‘tutto’, rigettare la paura che attanaglia ciò che è terrestre, strappare alla morte il suo aculeo velenoso, togliere all’Ade il suo miasma pestilente, di questo si pretende capace solo la Filosofia”.
Fulvia Foti
21 ottobre 2019