L’Europa senz’anima non sa e non vuole cambiare

Amo l’Europa – così come l’hanno pensata Spinelli, Colorni… – come spazio di pace, dei diritti umani, delle libertà, di superamento degli Stati nazionali sempre in lotta per la supremazia politica, economica e finanziaria. Credo – amare la propria Patria per saper amare quella degli altri – in uno stato europeo sovranazionale (i giovani lo realizzeranno) e federale, ma attualmente, spero di sbagliarmi, e da un po’ di tempo tutti i segnali sono contrari a una vera integrazione europea.

Siamo passati dagli accordi di Roma del ‘56 alla comunità del carbone e dell’acciaio (in Italia pare che il carbone non ci sia più, e l’acciaio dopo la presenza della tedesca Tissen…), alla Cee (Comunità Economica Europea) e poi alla UE per dare freschezza alla voglia di unione: poi tutto, a parte l’euro per una minima parte dei paesi aderenti, è diventato burocratico trasformando la UE, con la bocciatura della “Costituzione europea”, da unione a confederazione, che cura all’estero gli “affari” di Stati indipendenti, senza solidarietà.

So bene che l’Europa deve cambiare (il come e le materie che dagli stati nazionali debbono passare alla UE sono state indicate più volte) all’interno delle regole sottoscritte da tutti (non c’è spazio per chi non ne vuole tenere conto, ma le regole devono essere uguali per ogni aderente al “condominio”), e la nuova Commissione, spero che non sia oggetto di spartizione tra Francia, Germania e i loro alleati, cui si aggiunge la Spagna, perché l’Italia è isolata: gli Usa sovranisti, grande potenza industriale ed economica che non vuol cedere a un assetto del mondo multilaterale possono permettersi di lavorare per tentare di “distruggere” questa Europa, il nostro paese no per le sue difficoltà economiche (presenti e passate) e perché non solamente i cittadini più poveri pagherebbero le nostre provocazioni. A proposito di provocazioni: non è possibile che nel momento in  cui si apre la trattativa con la UE per superare l’infrazione per debito eccessivo si inventino i Mini Bot. Ha ragione Draghi – ci aiuta sempre anche per comprare il nostro debito -, Presidente della Banca Europea: “…I mini bot o sono illegali o aumentano il debito”,  e direi che possono dare l’impressione di voler uscire dall’euro. Abbiamo bisogno con investimenti produttivi di convincere i molti, troppi, governi europei (nazioni verso cui esportiamo molte nostre produzioni) che hanno poca fiducia nell’attuale coalizione (NDR: l’autore quando ha scritto l’articolo si riferiva al passato Governo). Gli stati nazionali debbono riflettere perché è vero che i sovranisti sono estrema minoranza nel Parlamento Europeo, ma i socialisti, i democratici, i popolari, hanno dovuto chiedere aiuto ai liberali e ai verdi per essere di nuovo maggioranza: l’esistente Commissione e quella nuova dovranno tener conto della situazione che si è venuta a creare, e domandarsi se con le loro rigidità, il restringimento delle scelte sociali, una inesistente politica dell’immigrazione (serrare le frontiere in Turchia e oggi chiudere agli immigrati africani con la Libia) che ha lasciato soli Greci e Italiani, non sia quella che ha favorito l’aumento delle forze sovraniste nazionaliste, qualunquiste, xenofobe, a partire dalla Gran Bretagna?

L’Europa non può essere quella senz’anima degli ultimi anni perché non si può far finta che non è cambiato alcunché: bisogna che si metta mano a una politica industriale comune, come pure a politiche attive nel mondo del lavoro.

Non si può pensare che la crescita venga delegata ai fondi strutturali, che lo sviluppo possa essere possibile senza politiche per i giovani. Bisogna insistere affinché la  UE riprenda la sua natura di “Unione”, affinché ricrei la fiducia che ha perso tra le persone. Tutti gli Stati nazionali, l’Italia, faranno sempre meno spese correnti e assistenziali e penseranno alla crescita e al progresso dei cittadini.

Giulio Lattanzi

17settembre 2019

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