Promossa dal Centro Studi Maceratesi e ospitata nella Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi Borgetti, si è svolta una conferenza dal titolo: “Scrivere sui muri: normalità o vandalismo? Un percorso storico a partire dai graffiti del Palazzo Ducale di Urbino”. Relatrice la prof. Raffaella Sarti, presentata dal prof. Alberto Meriggi.
I 5mila graffiti del Palazzo Ducale di Urbino
La professoressa ha raccontato come, da una sua idea di esaminare e catalogare gli innumerevoli graffiti presenti in ogni parete e angolo del Palazzo Ducale, siano derivati infiniti spunti di riflessione, specchio dei tempi e delle persone che sono gravitate attorno al Palazzo a partire dal 1400 fino a oggi. Le scritte secondo una stima, sarebbero circa 5000, delle quali solo 800 sono state studiate. Si presume poi che sotto le pitture e gli intonaci, ce ne siano altre (considerando pure che il palazzo fu costruito a partire dal 1454 sui resti di un edificio preesistente).
Il link
Un infinito intrico di scritture sovrapposte, che si possono ammirare di persona visitando il palazzo Ducale di Urbino, o virtualmente a questo link: http://www.isiaurbino.net/palazzodaleggere/ la cui introduzione è la seguente: “La mostra offre ai visitatori la possibilità di compiere un sorprendente percorso alla scoperta del ricchissimo patrimonio di scritte e disegni tracciati sugli stipiti e gli architravi di porte e finestre, su colonne e sui muri del Palazzo. Scritte e disegni, che spaziano su un arco di cinque secoli e mezzo, sono in gran parte incisi con oggetti appuntiti, sono cioè graffiti; ma ce ne sono anche a carboncino, sanguigna, matita, biro. Le scritte sono in italiano, latino, francese, tedesco gotico, spagnolo… Ora sono rozze e incerte, ora sono opere di calligrafia. Alcune recano solo un nome, a volte datato; altre raccontano eventi che vanno dalla vita quotidiana del Palazzo a notizie di politica internazionale; alcune ricordano amori o conflitti; altre esprimono sentenze e giudizi moraleggianti…
In passato i graffiti erano una forma di comunicazione
Studiosi e semplici “curiosi” ne resteranno affascinati e sentiranno fortemente vicini gli uomini e le donne che, per secoli, si intestardirono a lasciare tracce delle loro vite sui muri”. Le scritte erano in passato una forma di comunicazione, i muri stessi erano luogo di comunicazione: sia per affiggere manifesti che per scriverci sopra (non c’erano radio, tv, giornali); una pratica molto diffusa era quella dei cartelli infamanti che si appiccicavano ai muri con mollica di pane. Ci sono anche disegni di animali, come gufi, cervi, caprioli, serpenti, insetti, pavoni, a volte associati a scritte, come quelle amorose accanto a cuori.
Scrivevano nobili e servitori
Le scritte sono ovunque, e fatte sia dai personaggi nobili come dai più umili servitori, segno che la scrittura era diffusa, sapevano scrivere tutti! Pratica comune e accettata, al massimo se ne condannava il contenuto. Urbino è un esempio, studiato grazie all’iniziativa della prof. Raffaella Sarti, ma sono presenti ovunque, come a esempio nel castello di Sogne in Val D’Aosta, dove lo studio dei graffiti ha consentito la ricostruzione delle fasi di importanza del castello nelle varie epoche. In Italia è un mondo tutto da studiare, non solo negli interni dei palazzi o sui muri nei centri abitati, sono interessanti pure i graffiti carcerari, le scritte fatte sulle rocce, per esempio quelle dei pastori (sapevano scrivere pure loro!). All’estero invece esistono addirittura associazioni che studiano i graffiti.
Qual è la differenza tra graffiti e murales?
Ma quale è la differenza tra graffiti e murales? Come considerare dunque queste pratiche? Danni antropici (atti vandalici)? Elementi di patrimonio culturale (fonti storiche)? C’è da considerare come già detto che nei secoli passati c’erano i muri, dove lasciare testimonianze di sentimenti e di storie, oggi ci sono a disposizione molti altri strumenti di comunicazione e divulgazione. I graffitari odierni rappresentato l’evoluzione moderna, caricata di valenze aggressive, sono manifestanti, esaltati, disagiati, che usano vernici per i più svariati messaggi, ma principalmente testi offensivi, volgari, spesso sgrammaticati, ridicoli, o semplicemente simboli e autografi di nessun interesse per presenti e futuri lettori, imposti su superfici pubbliche o private, ma sempre altrui. Un conto è trovare la dicitura “Federicus Dux” su tutti i muri del palazzo ducale (era il suo, poteva permettersi di autocelebrarsi e firmare i suoi muri!) un conto vedere scarabocchi di persone che pensano di fare cosa grandiosa firmando tutti i muri e portoni della città (vedi foto: il portone di sicuro non è di proprietà di questi geni).
Purtroppo il fatto che sia pratica diffusa rende lecito accettare il graffito moderno come libera e lecita espressione artistica di questo tempo: e infatti, in questa epoca dove impera l’effimero, nulla resterà di graffiti e murales nel giro di poco tempo. Nulla a che vedere con gli affreschi di maestri di 500 anni fa su palazzi e chiese, o le poesie rimate graffiate sul palazzo ducale.
Simonetta Borgiani
16 agosto 2019