A volte abbiamo la fortuna di fare un giretto in compagnia di quell’eccellente documentarista che è Alberto Monti e questa volta, tra l’altro, siamo giunti a Esanatoglia, davanti a una modesta chiesa cimiteriale. La sorpresa, splendida, l’abbiamo avuta entrando… la chiesa è stata eretta per inglobare una edicola votiva del 1200 e il provvidenziale intervento ha salvato un affresco (che riteniamo di una delicata bellezza stupefacente) attribuito a Diotallevi di Angeluccio detto il Maestro di Esanatoglia.
Quella edicola sorgeva su uno snodo stradale e fu affrescata dal Maestro in età giovanile. Le pitture coprono sia la parete di fondo che tutta la volta a botte comprese le pareti laterali.
La parte più importante, purtroppo rovinata dalle intemperie e da grafomani di ogni epoca che si sono permessi di graffiare l’affresco incidendo frasi e nomi, è la parete di fondo dove troviamo la Madonna in trono con il Bambin Gesù, posta tra Sant’Anatolia, Santa Vittoria e due angeli oranti.
I toni sono delicatissimi, così come i volti mentre le figure dei comprimari seguono la curva tura della volta. Il tutto dona un senso di composta armonia e di serenità.
Un particolare: gli abiti dei due santi rappresentano la moda dell’epoca in cui è stato realizzato l’affresco.
Il resto (pareti e volta) è molto danneggiato, si riconoscono due santi (San Cosma con la tenaglia in mano e San Cataldo), sono meno decifrabili le altre figurazioni. Questi affreschi sono la testimonianza della religiosità popolare a Esanatoglia: qui è venerato San Cataldo Vescovo tanto da avere dedicato a lui l’eremo arroccato che domina la cittadina; ai Santi Cosma e Damiano era dedicata la chiesa del monastero camaldolese di Fontebono (sorge in località Cappuccini). Da quest’ultimo edificio sacro provengono gli affreschi oggi conservati nella Pinacoteca civica. Tornando alla edicola, sulla volta s’intuiscono le immagini dell’Agnus Dei e di Cristo (o Dio) benedicente. Il Maestro di Esanatoglia in questo lavoro, richiamandosi ai modelli di Allegretto Nuzi, ci fa capire la sua frequentazione alla scuola fabrianese che comprendeva sì il Nuzi ma anche Francescuccio Ghissi di cui il Maestro di Esanatoglia era stato allievo. Infatti, dalla osservazione dell’opera, si nota come il Bambino, ritto a gambe aperte sul ginocchio sinistro della Madre, afferra con la mano sinistra un lembo del suo vestitino, con i gesti della Madonna che ricordano un trittico di Allegretto Nuzi presente nella Pinacoteca Vaticana.
A livello stilistico sono degni di nota la linea sinuosa che definisce i contorni dei santi, le mani della Vergine, nonché un accento naturalistico nei ciuffi di capelli che escono dal cappuccio di San Cosma e nel suo volto velato da un alone rosato.
Una piccola (ma non troppo) edicola è uno scrigno che racchiude un tesoro prezioso, fortunatamente salvato dall’incuria ma bisognoso di un certosino restauro per farlo ritornare allo splendore iniziale.
È la ennesima testimonianza della ricchezza passata del territorio maceratese, fatta non solo di potenzialità economica ma anche di raffinata cultura.
Purtroppo c’è una scarsa visibilità e valorizzazione di questi gioielli che potrebbero essere uno straordinario volano di richiamo turistico.
Servizio e foto di Fernando Pallocchini
10 agosto 2019