Pitone è un personaggio della mitologia greca, figlio di Gea, nato dal fango della terra dopo il diluvio universale. Era un drago-serpente enorme, custode dell’oracolo di Delfi, e forse la sua figura mitica ha la stessa origine del serpente del giardino dell’Eden. Morì durante un combattimento contro il dio Apollo, che si impossessò così dell’oracolo e diede alla sacerdotessa il nome di Pizia o Pitonessa, guadagnandosi lui stesso l’appellativo di Apollo Pitico. Nella pianura Crissea presso Delfi, si svolgevano ogni 4 anni i giochi pitici (Pythia) consistenti in gare di poeti, di musici, di ginnasti, gare equestri, e al vincitore come premio veniva cinto il capo con una corona di alloro. A Roma invece, l’imperatore finanziò la costruzione del tempio di Apollo Palatino, sul colle omonimo dove si conservava la raccolta dei libri Sibillini, i famosi oracoli. Invece in Anatolia, venerato da Ittiti e Hurriti, c’era un importante dio di nome Aplu, lo stesso nome che ritroviamo in una divinità etrusca.
Il culto di Apollo/Aplu
Da dove veniva dunque il culto di Apollo/Aplu? Secondo studi antropologici, nella tarda età della pietra e nell’età del bronzo, ci furono grandi migrazioni di popoli indoeuropei verso Europa e India, genti dedite alla pastorizia, alla metallurgia e dall’organizzazione sociale di tipo patriarcale, anche in senso religioso (sono i culti del dio-padre), che incontrarono, e riuscirono nel tempo a sopraffare, i popoli preesistenti di tipo matriarcale (adoratori della dea-madre). Il senso di Apollo che uccide il Drago è appunto questo: il dio maschio uccide la divinità femmina e ne prende il posto, il Dio-Padre sottrae lo scettro divino alla Dea-Madre. L’oracolo però resterà, sullo stesso luogo, con altro nome.
La scomparsa delle Sibille
Tuttavia sarà stato un cambiamento culturale molto difficile perché ancora rimangono tracce nelle leggende: la Sibilla, il terribile serpente raffigurato nelle rocche e nei castelli, che porge la coppa all’esploratore… Non è esatto, quindi, oggi dire che le Sibille furono fatte sparire dalla Chiesa: esse già da tempo erano state se non sostituite, comunque “minacciate” da un culto “intermedio”. Alla fine il cristianesimo si impose, si sovrappose e si sostituì a tutti, facilitando l’assimilazione mediante la venerazione di Santi con le caratteristiche tipiche degli antichi dei, ma non con lo stesso potere, qui si parla di intercessione: San Rocco e Sebastiano proteggeranno dalla peste come nel passato faceva Apollo, il serpente-drago ora lo ucciderà San Giorgio.
La simbologia degli animali
Interessante anche osservare che Apollo aveva la facoltà di trasformarsi in vari animali sacri, come cigni, lupi, cicale, falchi, corvi, delfini, serpenti, galli, grifoni. Animali che ritroviamo nei portali delle cattedrali, con un significato nuovo, a partire dall’alto medioevo, prima associato ai clan familiari che li assumevano come proprio simbolo, poi come rappresentazioni cristiane (Gesù come pesce, ecc.).
Sibilla e monti Sibillini
I monti Sibillini prendono il nome dalla Sibilla, la “strega buona” il cui mito affascina ancora oggi, con le sue leggende, le rappresentazioni che troviamo nelle chiese e il mistero che le avvolge. Nel suo tempo la Sibilla avrà suscitato molta soggezione nelle persone, prima per la sua sapienza e il suo potere, e poi ci fu il doverne parlare sottovoce, quando fu messo al bando ciò che lei rappresentava…
Le Pizie o Pitie
Formuliamo ora una ipotesi, o se vi piace di più, una intrigante ucronìa. La Sibilla del Dio Pico a Montemonaco può essere stata, almeno per un periodo, la più famosa di tutte nelle nostre zone, ma di sicuro non era la sola: c’erano anche le Sacerdotesse del dio Apollo (come quelle greche, o forse proprio greche: rimandiamo agli articoli sull’Eneide del dottor Nazzareno Graziosi e al libro “II+II” di Simonetta Torresi, dove si sostiene, verosimilmente, che i greci arrivarono e si stanziarono qui nelle Marche). Queste sacerdotesse-oracolo si chiamavano “Pizie” o “Pitie”. La Pitia più nota, di cui parlarono molti autori antichi (Aristotele, Diodoro Siculo, Erodoto, Euripide, Giustino, Lucano, Ovidio, Pausania, Pindaro, Platone, Plutarco, Senofonte, Sofocle, Strabone, Tito Livio) era l’oracolo di Delfi, ma ne sappiamo qualcosa proprio perché ne restano gli scritti, come per la Sibilla appenninica, mitizzata da vari libri come il Guerin Meschino e il Tannhauser; chi ci dice che gli scritti sulle nostre Pizie marchigiane non siano stati semplicemente distrutti, o ben nascosti?
I toponimi
Possiamo però sospettare dove fossero ubicati gli oracoli, grazie ai toponimi… Dal momento che qui non esiste niente precedente al secolo XI per avere conferme o smentite, ci si spieghi i nomi di luogo di: Pitino di San Severino Marche, Piticchio di Ancona, Pitigliano di Perugia, Villa Pitignano vicino Perugia, Rocca Pitigliana di Bologna, Pieve a Pitiana di Firenze e gli scomparsi Pitinum Mergens ad Acqualagna di Pesaro, Pitinum Pisaurense a Macerata Feltria di Pesaro.
Pitino
Sulla cima del Pitino Maceratese che conosciamo, oltre la famosa torre che si vede dappertutto, ci sono (dimenticate) le fonti dalle acque sulfuree, nella immediata prossimità delle quali sono state rinvenute negli anni molte monete, forse doni votivi. La posizione incredibile di Pitino, impervia e panoramica a 360°, è un ombelico, uno degli omphalos piceni. E sotto alle ricostruzioni attuali, sotto allo strato medievale, sotto allo strato romano, deve esserci, da qualche parte, un antro dove la Pizia formulava i suoi vaticini in stato di alterazione mentale, favorito da masticazione di alloro e dall’effetto dei vapori che fuoriuscivano dal sottosuolo. E pure il nostro Petriolo, nel cui territorio troviamo sorgenti di acque sulfuree, potrebbe derivare il suo nome da Pitia e, da qui, il nome di “pitria” dati agli imbuti fabbricati dagli artigiani locali (anche in Toscana, nel grossetano, c’è una località con lo stesso nome, famosa per le sue acque termali già note al tempo dei Romani).
Simonetta Borgiani
3 agosto 2019