Vicenda realmente accaduta a Macerata: “Il medico della mutua – parte 2”

L’incidente – Quel giorno il Dottor Federico C. era di corvèe con il Direttore della Sede per una visita ispettiva alla sede zonale di T***. L’auto blu dell’ufficio, lustra e sussiegosa come una vecchia nobildama avanti con gli anni, dal maquillage sempre accurato (tutto merito dell’Amilcare) aspettava i due passeggeri di fronte all’ingresso principale dell’Istituto, parcheggiata… contromano. Era una mattinata di giugno, calda e opprimente. L’umidità stagnante della notte cominciava a evaporare sotto il tepore del primo sole e le miriadi di goccioline posate sul tetto e sui vetri dell’auto andavano formando altrettanti rivoli serpeggianti. L’aria era ferma, avvolgente. Il Direttore e il Capitano-medico F. C. uscirono finalmente dall’ascensore dissertando con vivacità, con sottolineature di mimica meridionale. Bloccarono l’ascensore per questioni di precedenza sul limitare della cabina, mentre le portine automatiche stentavano a chiudersi. Continuarono la pantomima dinanzi agli sportelli dell’auto di rappresentanza anche se Amilcare l’autista, sempre zelante e sollecito, si era precipitato a tenerli spalancati. A questo punto accadde l’irreparabile. Un grosso camion del vicino cantiere edilizio, posteggiato in discesa sullo stesso lato del viale, subito dietro alla lustra macchina dell’Istituto, per i soliti capricci del destino, si sfrenò lentamente, ma inesorabil mente, come si legge nei romanzi di alta scuola. E andò a cozzare contro il muso scintillante dell’auto, riducendolo in un baleno a un informe oggetto di carta stagnola. Il Direttore, già salito, subì appieno l’urto del camion e vuoi per l’impressione, vuoi forse per una certa fragilità del sistema coronarico, si accasciò svenuto sui cuscini del sedile posteriore. Gli occhiali rimasero di traverso, trattenuti sul naso da una sola delle stanghette. Il dr. Federico C. – Capitano-medico fuori servizio, ancora ritto sul marciapiedi intento a ripiegare con accuratezza la giacca, prima di infilarsi a sua volta a bordo dell’auto blu, non ebbe nemmeno il tempo di registrare la sequenza del l’impatto. Udì un fragore di lamiere contorte, vide in una frazione di secondo, prima la sagoma del Direttore semisdraiata sul sedile stagliarsi in controluce sul lunotto posteriore; poi non la vide più. Mise istintivamente il capo all’interno e, scioccato dalla posizione innaturale assunta dal corpo del collega e dalla espressione strana del volto, sottolineata dalle lenti sghembe, si girò di scatto verso l’attonito Amilcare e con voce roca per l’emozione, gridò: “Ami… Amilcareeeee… dove ti sei cacciato?… fa presto… quest’uomo sta male… non vedi che faccia? …Qui ci vuole un medico… qui ci vuole un medico…”. Così disse Federico C., già Capitano-medico dell’Esercito e all’epoca Dirigente sanitario della Mutua. Quindi, con la giacca ripiegata con cura sul braccio e dimentico della sua sudata qualifica professionale… si eclissò velocemente e indecorosamente nei meandri dello stabile, alla ricerca di… un dottore!

Goffredo Giachini

1 agosto 2019

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