Inverno, paese di montagna isolato, e il morto? …surgelato!

Qualche giorno fa, incontrando un amico, fra le altre cose abbiamo ricordato una giornata passata insieme in montagna che penso proprio  sia il caso di raccontarla. Mi chiamano per la festa triennale del patrono di un paesino di 30 case e una chiesa messo in cima a una montagna. Non faccio riferimenti né a luoghi né a nomi per non creare imbarazzi ma la cosa è veramente accaduta e per lo svolgersi degli avvenimenti, credo non sarebbe corretto far sapere chi ne fossero stati i protagonisti.

 

Festa triennale con pagamento… in squisitezze

Nel paesino la festa è ogni tre anni perché non hanno i soldi per farla annuale. La cifra di cui dispongono è modesta ma mi dicono che, fatto lo spettacolo al pomeriggio poi ci serviranno la cena con le squisitezze della loro “pista” e altre specialità fatte in casa. Contatto una orchestra con cui collaboravo e i musicisti, essendo liberi quel giorno, stimolati dall’esca della cena, accettano di partecipare. Alle due del pomeriggio siamo pronti per montare il materiale  sul palco al l’aperto, quando comincia a piovere: ho un  problema  da risolvere! Arrivando avevo visitato la chiesa, come faccio sempre, per salutare il Padrone di casa, e allora è scattata l’idea.

 

Concerto in chiesa

Sono andato dal vecchio parroco e gli ho detto che per fare il concerto avevamo bisogno della chiesa. Lui, scandalizzato, mi ha risposto subito di no. A questo punto ho giocato l’unica carta che avevo e l’ho avvisato che ero amico del vescovo. In verità lo conoscevo solamente… ma ho insistito dicendo: “Anche se a quest’ora riposa, posso sempre telefonare al segretario! Questo, che sa della nostra amicizia, lo sveglierà per chiedere l’autorizzazione”. L’anziano sacerdote ci ha pensato su e poi, intimorito dall’eventuale intervento del vescovo, ha detto che non era il caso di disturbare sua eccellenza e ha ceduto. Lo abbiamo aiutato a portare i paramenti, le candele, la campanella (prima quando il Santissimo usciva dalla chiesa doveva essere preceduto da uno che suonava una campanella) e il Santissimo in camera sua e la festa ha avuto luogo. Certo, durante lo spettacolo ho usato solo parole idonee al posto che ci ospitava, la musica è universale, e tutto è andato bene.

 

L’arzilla vecchietta

Poi a cena abbiamo conosciuto una simpatica vecchietta di 92 anni, vispa e arzilla, che ci ha conquistato tutti. Le ho chiesto chi c’era con lei e la risposta è stata: “Io sto da sola!” Siamo rimasti meravigliati ma ci ha chiarito che a ottobre, fatte tutte le scorte anche di medicinali, lei stava tranquilla sino a marzo. In caso di necessità, aveva i vicini perché loro, nel piccolo paese, erano come una grande famiglia. Le ho domandato come faceva in caso di neve e mi ha risposto che restava in casa; poi ha raccontato che un anno sono caduti più due metri di neve e sono rimasti isolati dal resto del mondo. Gli uomini avevano fatto “le ròtte” (i passaggi) per andare da una casa all’altra.

 

Il morto… surgelato!

Racconta: “All’improvviso è morto il cugino del mio povero marito, buonanima, e non sapevamo come fare perché nessuno poteva venire a noi dal paese e noi non potevamo andare giù in paese”. Poi l’idea: una delle case era di maceratesi che venivano solo d’estate e lasciavano le chiavi affinché si potesse controllare che tutto fosse a posto. Il morto fu preparato, vestito, e messo sul letto. Poi furono aperte le finestre perché il freddo lo conservasse integro! Fu una settimana sotto zero. Dopo una decina di giorni, sciolta la neve, vennero dal paese e fu fatta la cerimonia in chiesa e poi il funerale. Ora, ricordando ciò con il mio amico, abbiamo riso al pensiero del cadavere… surgelato! Poi abbiamo dovuto rendere omaggio alla straordinaria adattabilità dei nostri vecchi pronti a far fronte, con le loro forze, la loro intelligenza e il loro senso di adattamento, a ogni evenienza.

Cesare Angeletti

10 giugno 2019

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