Quella figura vera
che ho di lei nella memoria,
freme nascosta in un brivido
per rimanere stanca
nel mio dolore latente,
smarrito, come un dipinto,
lontano nel ricordo.
Mi chiedesti della corsa veloce
e del mio tempo
e un giudizio su di esso,
tra le verdi speranze
nei nostri occhi.
Era l’istante in cui,
respiravi con me
il mio cammino
ma eri sconosciuta al mio volto.
Il mio mondo era nella tua voce
e mi sussurrasti la vita,
con quelle povere parole.
Sei comparsa all’improvviso,
scuotendo il mio aspetto,
era il luminoso sogno
della gioventù.
No, non ho dimenticato quell’istante
e la mia ingenuità di allora
con la quale ti risposi;
è il profumo dei miei silenzi di oggi,
dove è profondo ogni tramonto
e dove non è solo una immagine.
Mauro Ruzzu
2 giugno 2019