L’omelia del Vescovo Nazzareno Marconi all’Abbadia di Fiastra

A conclusione dell’Anno pastorale 2018-2019 e del mese mariano, nella serata di venerdì 31 maggio il vescovo Nazzareno Marconi ha celebrato la Santa Messa nella chiesa abbaziale di Fiastra. Riportiamo qui di seguito l’omelia.

 

Omelia del vescovo Marconi

In questa liturgia che chiude l’Anno Pastorale prima degli impegni estivi vogliamo celebrare con gratitudine la nostra speranza. Vogliamo lodare il Signore per il dono della sua Parola che ci ha accompagnato in questo cammino di riflessione e preghiera. Un cammino che si è concluso con gli incontri di questi giorni degli appartenenti ai Consigli Pastorali di Unità Pastorale e con i membri del nostro Clero, sacerdoti e diaconi. Ho iniziato a leggere le sintesi di queste riunioni che testimoniano un fatto: siamo una Chiesa viva, che si sforza di annunciare il vangelo, soccorrere chi soffre e celebrare la fede. Piccole o grandi iniziative sempre meglio condivise segnano questo tempo di cambiamenti, ma se alcuni vorrebbero correre, altri hanno paura anche di iniziare a camminare. È normale ed inevitabile, non dobbiamo scoraggiarci o arrabbiarci per questo, ma prima di tutto accoglierci come fratelli di un’unica Chiesa Diocesana. Valorizzando le caratteristiche e peculiarità di ciascuno. 

Papa Francesco ha ricordato più volte che l’immagine dell’unità nella Chiesa non è la sfera, ma il poliedro, dal greco polys = “molte” ed édron = “facce”, cioè “tante facce”, tanti volti. Il poliedro è una figura complessa, perché nella sfera tutti i punti sono uguali, mentre le facce del poliedro sono tra loro diverse, eppure anche il poliedro è una figura compatta, solida e armonica. Per tutto ciò un poliedro si costruisce con tempo e pazienza, accostando le facce, o se volete “i volti”, tra di loro, in modo da aumentare al massimo i punti di contatto. Mi sembra un bellissimo programma di costruzione di una comunità diocesana.

La festa di oggi ci mostra Maria, che è sempre modello e immagine della Chiesa. La Madonna del Magnificat, al centro delle letture di oggi, ci offre l’immagine di una giovane donna attiva e in movimento, solo all’inizio della sua gestazione. È questa l’immagine che mi sembra il Signore consegni come modello alla Chiesa del nostro tempo. 

Maria non sta ferma a rimirare la bellezza di diventare la madre del Messia, né a soppesare i rischi e le paure che potrebbe comportare per lei quanto sta per avvenire. Maria si mette in cammino, affrettandosi verso questo futuro e prima di tutto mettendosi a servizio di Elisabetta. 

La Madonna del Magnificat non contempla se stessa, e ne avrebbe mille fondati motivi, ma prima di tutto ciò che Dio ha operato nella vita della cugina Elisabetta e gioisce e loda con lei. Questo sguardo volto alla fede ed alla vita degli altri è la sua prima preoccupazione. La seconda è comprendere la propria vita come: un mettersi a servizio di Dio, “secondo la Sua Parola”. Questi sono anche i punti di forza di una Chiesa che voglia seguire il modello della Madonna del Magnificat.

In questo vangelo la gestazione di Maria è appena agli inizi. Allo stesso modo la gestazione di un nuovo tempo di Chiesa è solo agli inizi, dobbiamo accettarlo senza pretendere di correre subito al traguardo, ma anche senza restare bloccati dalla paura. Una gestante agli inizi dello stato interessante, deve muoversi serena, ma non strafare. Le sue virtù fondamentali sono la speranza, la pazienza, l’attenzione. 

La Chiesa di oggi, dopo la fine della fede di massa, tanto diffusa, ma spesso più frutto di abitudine e tradizione che di convinzione del cuore, deve rinnovare il suo modo di credere, di celebrare ed anche di vivere la carità. Questo va fatto nella fiducia che Dio indica la strada e che non si torna indietro. Tornare indietro rispetto ad una gestazione si chiama “aborto” e non devo certo spiegarvi che non è una cosa buona.

Il salmo responsoriale della celebrazione odierna è un inno tratto dal capitolo 12 di Isaia. Il profeta annuncia la fine dell’esilio a Babilonia e l’inizio di un tempo nuovo per il popolo dell’alleanza. Non si tratta di un evento che avverrà immediatamente, per questo il profeta canta la forza della speranza che si appoggia sulla fedeltà di Dio.

Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza.
Il Profeta sorregge la speranza con la forza della memoria: egli è stato la mia salvezza. Ricordando i grandi atti di misericordia e di salvezza che Dio ha compiuto nel passato del suo popolo, i credenti possono trovare la forza per un cammino verso la salvezza futura che appare ancora lontana. È uno sguardo verso il passato, ma non per tornare indietro con tristezza nostalgica, ma per andare avanti con speranza. Questo popolo che vuol camminare ha così bisogno dei vecchi, sono loro i custodi del passato, che possono trasmettere il ricordo della salvezza che Dio ha compiuto, ma ha soprattutto bisogno di giovani che guardino avanti, verso un futuro che i vecchi certo non vedranno.

Nella lettera ai Giovani Papa Francesco ha detto che oggi abbiamo bisogno dei sogni dei vecchi per indovinare la giusta direzione, ma è tempo che con fiducia si lasci spazio alla guida dei giovani per raggiungerla. È una sfida non solo per la Chiesa, ma per tutta la nostra società, anche politica.

Fra pochi giorni inizia il quinto anno del mio ministero episcopale tra voi e sono convinto, in ottemperanza a quanto suggerito dalle leggi della Chiesa, della necessità di indire la mia prima Visita Pastorale.

Il mio desiderio è quello di farmi vicino alle singole Comunità Parrocchiali per esortare tutti a continuare con rinnovato slancio il cammino di fede e soprattutto ad intraprendere percorsi di nuova evangelizzazione.

Ho già visitato più volte tutte le Comunità Parrocchiali, sia per l’amministrazione delle S. Cresime sia per circostanze particolari, invitato dai Parroci e dalle loro Comunità. La Visita che oggi solennemente indico sarà però l’occasione di un incontro più sistematico e metodico, per verificare insieme la vita delle comunità, le esigenze, le potenzialità, la situazione sociale ed economica, le scelte da attuare per un miglior uso delle strutture e delle risorse umane.

Affidiamo con fiducia, alla Madonna del Magnificat, il nostro oggi e soprattutto il nostro domani fiduciosi nelle parole del salmo: “Attingerete acqua con gioia, alle sorgenti della salvezza”.

1 giugno 2019

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