Dispongo qualcosa che sia in me,
che sia per me,
senza precipitare, senza incendi
scoppiati in faccia o sulla giostra,
senza amare; e con gli occhi scuri,
sciacalli di niente, sopra e sotto di me
e santi semplici, come la vita,
che smurano l’intero mondo,
che spalancano gli occhi
ad ogni nuova scossa
di terremoto, ripetuto e interminabile
e imperscrutabile,
e che sanguinano, sanguinano,
nel buio che ogni volta si fa,
nel caos che tutto urla
e ogni volta si disfa e poi lieve si rifà.
Elisa Eötvös
26 maggio 2019