Wladimiro Tulli, questa volta l’opera è finita sotto l’intonaco

La città di Corridonia negli anni ’60 costituiva un “volano” artistico e culturale per tutto il territorio provinciale, con echi in campo regionale e nazionale. A conferma e riprova di quanto sopra, il collezionista e curatore di eventi artistici, Daniele Taddei, precisa: “Occorre ricordare nel 1961 il Premio Lanzi a cui aderirono personaggi illustri del panorama artistico italiano. Oggi quelle sculture e quei dipinti sono nel territorio comunale meritevoli di un recupero e di una promozione adeguata. L’architetto Marone Marcelletti dettava i tempi culturali di quegli anni, eclettico, geniale, sostenitore instancabile della propria città, era presente a ogni evento, sempre prodigo a creare momenti edificanti e significativi”.

Quali altri c’erano?

“Marino Mercuri critico d’arte, scrittore, curatore di mostre ed eventi, animava il territorio dando risalto e riconoscimento agli Artisti, facendoli incontrare e dialogare con Autori di chiara fama nazionale. Mario Rapanelli, la sua Galleria in via Garibaldi 5, era il punto di riferimento di tanti Artisti del territorio e non solo, attorno a lui gravitavano critici, studiosi, letterati, poeti, tra cui il ‘nostro’ Wladimiro Tulli. Non mancavano persone illuminate e ben pensanti che facevano ‘squadra’ attorno alla sua Galleria, creando quel dialogo e quel confronto per una crescita civile, sociale e culturale”.

Corridonia annovera lavori di Tulli?

“Miro a Corridonia lavorò a diversi progetti, sia nel pubblico che nel privato, e proprio in quest’ultimo abbiamo ritrovato un affresco commissionato da un imprenditore calzaturiero, inserito all’entrata dell’azienda. L’opera oggi non è più visibile perché i successivi proprietari hanno pensato bene di coprirla con un intonaco, forse per uniformare di bianco tutta la facciata. Essendo a conoscenza del fatto, attraverso ricerche e indagini, sono riuscito a ritrovare la foto del lavoro, sebbene in bianco e nero, colori che certamente non ‘gratificano’ la ricerca e la sperimentazione cromatica di Tulli”.

Ci può descrivere l’opera?

“L’autore per meglio caratterizzare e rappresentare l’azienda commissionaria, ha posto al centro una scarpa che magicamente dialoga con le forme e gli spazi che identificano il suo pensiero. Dall’immagine sebbene non perfettamente nitida si evince la straordinaria visionarietà di ‘Miro’, che con abilità fantastica ci porta a entrare in mondi lontani, viaggiando su tragitti dove abita l’inconscio con tutti i suoi misteri, le sue magie”.

Questo lavoro è recuperabile?

“Non lo so. Certamente potendolo riportare alla luce con i suoi colori potremmo recuperare un capolavoro di pittura con tutti i suoi significati, tenendo conto che da calcoli approssimativi l’affresco venne stato realizzato nella seconda metà degli anni ’60”.

Quindi Tulli ha operato continuativamente nel maceratese?

“Non v’è dubbio che Wladimiro Tulli abbia operato assiduamente nel territorio maceratese lasciando ogni qualvolta opere di vera intensità, e a fronte di questa sua attività e di attaccamento alle origini, bisogna recuperare il suo lavoro, semplicemente per dovuta riconoscenza come patrimonio di noi tutti”.

Come si rapporta Tulli con la storia dell’arte italiana?

“Wladimiro Tulli appartiene, per il suo percorso espositivo e per la sua rassegna critica, alla storia dell’arte italiana, e solo pochissimi Artisti del territorio possono fregiarsi di questo risultato ampiamente riconosciuto nel sistema dell’arte”.

Ci sono altre opere di Tulli dimenticate sul nostro territorio?

“Certamente vi saranno altre opere di ‘Miro’ abbandonate a se stesse e con il rischio di una loro perdita, bisogna intervenire al più presto per salvaguardarle e diffonderle. Credo che non vi sia richiamo migliore di questa frase: non si conserva un ricordo, lo si ricostruisce”.

Mario Monachesi

20 maggio 2019

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