“Macbettu”, lo spettacolo che approda al Teatro Lauro Rossi, ha superato ormai le 100 repliche, evento già di per sé rilevante in un’epoca in cui tutto viene fagocitato con fretta e velocità. La cronaca ci dice che in meno di due anni questo “spettacolo-fenomeno” ha girato il mondo, collezionando riconoscimenti come il Premio Ubu 2017 allo Spettacolo dell’anno, il Premio della Critica Teatrale ANCT 2017, ma anche tre stelle ai MESS Awards di Sarajevo: migliore regia, “The Golden Mask Award” assegnato da Oslobodenje e The Luka Pavlovic Award by Theatre Critics. Il pubblico commenta con aggettivi che vanno dall’inaspettato, allo straordinario, impressionante. Perché in fondo Macbettu è questo: un grande spettacolo. Critiche ben più accreditate lo hanno sviscerato e analizzato, io vorrei parlarne da semplice spettatrice e attrice. “Macbettu” è uno spettacolo che parla al cuore, uno spettacolo diretto e immediato che riesce a raggiungere tutti. Ci si riconosce l’universalità di Shakespeare e la pienezza dei sentimenti, fin dall’impiego di soli attori uomini (un/una grandioso/a Lady Macbeth da impallidire nella sua algida andatura e tre streghe polverose tra il profetico e il comico) che ritroviamo anche nella tradizione dei carnevali della Barbagia, per proporre una vicenda scandita dai ritmi dei campanacci, dei passi cadenzati sul palco, della musica e della lingua sarda che è essa stessa musica. Il cuore pulsa insieme con quei passi e gli occhi si saziano dei gesti e ci si culla al suono della pioggia, del pane carassau sotto gli scarponi, dei suoni così penetranti. La scena, essenziale, è dominata dai toni cupi del grigio e conferisce forza e potenza a ogni movimento che diventa danza tra le mani dei bravissimi attori: l’incedere dei cavalieri, gli abbracci, e lo splendido movimento corale delle guardie-porci. In scena emergono le forze primordiali della natura e dell’animo umano e gli attori si amalgamano, si intrecciano per poi esplodere nella loro energia. Si esce dal teatro con lo stomaco ancora martellante e l’animo preda di forti emozioni. Un grande spettacolo, davvero. Forse una delle poche volte in cui avrei voluto essere attore su quelle tavole, a calpestare pane e battere sul metallo.
Lucia De Luca
7 maggio 2019