I problemi dei Musei marchigiani dati in concessione a privati

Dopo le polemiche sugli ingressi a pagamento ai musei maceratesi e alla differenza di trattamento delle scuole che si presentano per la visita, abbiamo cercato di capire cosa significa la gestione privata dei beni culturali pubblici a Macerata ma anche nel resto delle città marchigiane che attuano lo stesso sistema. 
A Pesaro l’ingresso ai musei sarebbe gratuito per i minori di 19 anni, ma se una guida, un docente, o uno storico dell’arte che non fa parte dello staff “interno” porta una scolaresca nei musei comunali, gli alunni devono pagare.

A Macerata si verifica la stessa cosa così come a Recanati il cui biglietto ridotto per i gruppi è di 8.00 € con specifica “per gruppi accompagnati da guida abilitata”.

Relativamente ai gruppi turistici organizzati da agenzie di viaggio, le difficoltà si incontrano nel momento della prenotazione ai vari musei che dev’essere confermata con pagamento anticipato per tutto il circuito museale della città e senza possibilità di rimborso qualora ci siano delle defezioni all’ultimo momento. Considerando che in un contratto di viaggio gli ingressi sono sempre considerati extra e a discrezione dei visitatori (nel momento di arrivo nella città da visitare qualcuno potrebbe non essere in grado di entrare nei musei per i motivi più vari), il pagamento obbligatorio anticipato sembra essere una forzatura.
Un altro dato su cui riflettere è quello degli orari di apertura/chiusura dei monumenti gestiti privatamente, che non rendono fruibili a pieno le strutture museali delle varie città marchigiane, come invece avviene in altri musei europei.

Per spiegarsi meglio, nel caso dei musei marchigiani gestiti privatamente ci sono orari corti e spezzati (no orario continuato) che riducono la possibilità, sia dei turisti singoli che dei gruppi organizzati, di visitare tutte le realtà museali. Questi turisti però hanno pagato il biglietto per visitare tutte le strutture e non hanno diritto a rimborsi per i luoghi non visitati per mancanza di tempo data dagli orari ridotti.  
A Fermo abbiamo rilevato che gli orari di visita alle cisterne si riducono a due visite la mattina e due visite nel pomeriggio. Le aperture extra di altri monumenti, al di fuori degli orari stabiliti, prevedono il pagamento di un supplemento.

Si possono intuire le varie difficoltà delle amministrazioni pubbliche di organizzare una gestione coerente e pianificata dei propri tesori d’arte affinché siano fruibili, si accetta la soluzione di una gestione integrata pubblico/privato per sostenere i costi ma ciò su cui si dovrebbe riflettere è la modalità con cui si affronta e si decide su tale tema. Il settore dei beni culturali, fortemente legato al turismo, potenziale fonte di occupazione e di guadagno per le amministrazioni e per l’indotto locale, viene ancora vissuto dagli amministratori come un peso da cui liberarsi al più presto regalandolo con contratti di concessione a lungo termine e/o appalti, a soggetti privati che mirano al proprio profitto senza curarsi dell’immagine delle città e della maggiore o minore ricaduta economica che ne può conseguire.
Da alcune indiscrezioni raccolte, si viene a sapere che le agenzie e gli operatori turistici cominciano a evitare gli ingressi ai monumenti o restringono al minimo le strutture museali da visitare per evitare ulteriori costi in modo da essere competitivi nel mercato globale del turismo, preferendo le cosiddette “visite esterne”, ossia… guardare i monumenti da fuori.

Ci sarebbe da riflettere sulle criticità della gestione privata dei beni monumentali pubblici, per capirne i pro… se ci sono.

2 aprile 2019

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