Il tema della prevenzione della salute sta molto a cuore al Rotary Club di Macerata, che con l’evento di sabato 30 marzo al Teatro Lauro Rossi dimostra ancora una volta di essere fra le persone, nel territorio e, in questo momento, particolarmente impegnato in azioni a difesa e protezione della donna.
Ospite è stato il professor Paolo Veronesi, Presidente della Fondazione Umberto Veronesi (https://www.fondazioneveronesi.it/), professore associato in Chirurgia generale presso l’Università degli Studi di Milano e direttore della divisione di senologia chirurgica dell’Istituto Europeo di Oncologia. Paolo Veronesi è molto stimato non solo per la sua esperienza professionale ma anche per il suo modo “umanizzato”di intendere la cura del tumore: l’attenzione non è limitata all’organo malato ma alla donna nella sua interezza.
L’intervento del professor Paolo Veronesi
Nel 2018 ci sono stati 365.000 casi di tumore, in media uno al giorno, e di questi ben 53.000 erano alla mammella. Cosa si può fare affinché questi numeri diminuiscano? Secondo la Fondazione Veronesi è trasmettere la cultura della prevenzione, uno degli intenti del progetto “Pink is good” (https://pinkisgood.it/wp/).
Partiamo dalla prevenzione primaria: non conoscendo ancora la causa specifica che provoca questa patologia, si devono limitare i fattori di rischio, in primo luogo la familiarità, che comporta l’impegno di effettuare controlli regolari e, se necessario, la rimozione di mammella e ovaie. Poi c’è lo stile di vita, bisogna evitare la sedentarietà, senza strafare: è sufficiente camminare 30 minuti al giorno; evitare il sovrappeso, attenzione al cibo limitando carni rosse, alcool, zuccheri e privilegiando il consumo di versure e frutta. Grazie a queste attenzioni si può ridurre di 1/3 il rischio di malattia.
Quando non è sufficiente, perché la malattia comunque può arrivare, si deve associare la cosiddetta prevenzione secondaria, consistente nella diagnosi precoce. Con le nuove tecnologie si rilevano anche anomalie molto piccole, consentendo la guarigione del 95% delle persone colpite da tumore al seno. Il problema è l’adesione agli screening: al nord elevata, al centro-sud invece un’alta percentuale di donne non risponde alle lettere di screening e questo condiziona la diagnosi, che risulta più tardiva aumentando, oltre al rischio di essere colpite e non saperlo, l’estensione dell’area di intervento e anche la massività delle cure che si dovranno fare. Per completezza di informazione c’è da sottolineare che grossi limiti li ha anche lo screening, in quanto la mammografia su seni densi non “passa” cioè non vede, per cui è opportuno in questi casi aggiungere ulteriori esami come l’ecografia ed eventualmente una RMN alla mammella, e questa ultima a volte può dare falsi positivi.
Grazie a tutto questo oggi non si effettuano più interventi chirurgici a scopo diagnostico, ma solo per la rimozione del tumore, con tecniche poco invasive; sono sempre maggiori gli interventi in day-hospital o con un solo giorno di ricovero, e si può anche fare la ricostruzione immediata, migliorando l’aspetto estetico: l’estetica ha un alto valore psicologico.
Una volta operata, la paziente ha paura dei trattamenti. Motivata, in quanto in passato le terapie erano stabilite in base alla stadiazione, oggi invece è mirata a seconda del tipo di tumore e personalizzata anche in base alla risposta, alla sensibilità diversa di ogni donna ai farmaci. Gli effetti collaterali sono limitati, in alcuni casi è possibile anche fare una unica somministrazione della terapia intraoperatoria. Il professor Veronesi porge una ultima raccomandazione: si deve curare il tumore alla mammella nei centri di senologia certificati, che esistono in tutta la penisola, dove si ha garanzia di essere seguiti da specialisti – un team composto da senologo, anatomopatologo, radioterapista, oncologo, radiologo, fisioterapista, psiconcologo, nutrizionista, genetista, chirurgo plastico – e dove si ha ovviamente una casistica più numerosa.
Il professor Veronesi dopo una chiarissima esposizione, ha dato molto spazio ai numerosi interventi da parte del pubblico, sempre paziente, attento e dettagliato nelle risposte.
Le domande
Pillola e rischio tumore mammella: l’anticoncezionale non aumenta il rischio, lo aumenta invece la terapia sostitutiva post menopausa se protratta a lungo. La terapia ormonale antiestrogenica invece non aumenta il rischio, in quanto nasce proprio per combattere le recidive; va continuata di norma 5 anni o di più in particolari situazioni di rischio, valutando comunque pro e contro tra protezione e effetti collaterali, tra cui notoriamente osteoporosi, colesterolo e dolori articolari.
Gravidanze protettive: si ma solo se in giovane età, oggi l’aumento di tumori è dovuto anche al fatto che molte donne sono nullipare o diventano madri oltre i 40 anni.
Protesi pericolose: da recenti notizie dagli Usa alcuni tipi di protesi dette ”testurizzate” sono a rischio linfoma, che si sviluppa intorno alla protesi. Sono casi rari, si sta dando una esagerata diffusione mediatica, in realtà il rischio è inferiore a quello della recidiva del tumore operato, ed è risolvibile asportando le protesi.
Problema culturale: la parola stessa tumore ha una connotazione negativa, in realtà oggi non è il problema di salute peggiore, la maggiore causa di decessi si ha per problemi cardiovascolari. Tranne nel caso di alcuni tumori (esofago, pancreas, encefalo), difficilmente curabili, per gli altri, come la mammella, oggi si parla di guarigione nella maggior parte dei casi: bisogna avere fiducia nella ricerca che dà continuamente grandi novità, grandi risultati. Cosa impensabile nel passato, dopo la malattia è possibile avere gravidanze, a dimostrazione che oggi avere tumore alla mammella non significa necessariamente cambiare stile di vita e progetto di vita.
Importanza della psiche: un aiuto alla cura e alla guarigione dipende dalla volontà e dallo spirito della paziente stessa, la cui positività, la voglia di continuare a fare una vita normale sono indispensabili per affrontare la malattia, e superare il “tabù” di nominare la parola tumore.
Il libro
Un grande aiuto è il confronto, che può essere d’urto ma aiuta a superare la fase di negazione, di rifiuto della malattia e l’autocommiserazione, tutti momenti che bloccano la rinascita: il libro “Con il SENnO di poi” presentato nel corso della conferenza da una delle autrici e dal dottor Maurizio Brucchi (chirurgo senologo e membro dello staff del neonato gruppo per la cura del cancro al seno dell’ospedale di Teramo) serve proprio a questo, a riconoscere esperienze e stati d’animo nelle sue righe e affrontare, vivere ogni giorno che abbiamo davanti con grinta e consapevolezza.
Serve anche a parlare del tumore al seno con più persone possibile, per diffondere la cultura della prevenzione, ecco perché viene promosso presso associazioni, comuni, comunità.
Prossimo evento
Il prossimo evento del Rotary a favore della donna sarà il 16 maggio 2019, a cura di Mirella Staffolani, per parlare dell’allattamento al seno.
Il Rotary è inoltre impegnato in altri importanti progetti, tra cui una campagna mondiale per la vaccinazione contro la poliomelite (ci sono ancora 350.000 casi ogni anno con morti e invalidi), la campagna di prevenzione del cheratocono (malattia degli occhi), un progetto di formazione al comportamento etico e civile.
Per dettagli consultare il sito www.rotarymacerata.it
Simonetta Borgiani
1 aprile 2019