Il mulino fortificato dei Brunforte sul Tennacola

“Il mulino fortificato dei Brunforte sul Tennacola” lo disegnai per “Castelli delle Marche”, vol. III, 1996. La struttura si trova sul fiume Tennacola oltre il ponte sulla strada che da Schito di Sarnano porta a Gualdo. La prima citazione è in un documento del 1250, poi nel 1251 con l’arrivo nel castello di Brunforte, sopra Campanotico (Sarnano), del conte Rinaldo il Grande, sposo di Forasteria da Acquaviva Picena (1234). Ghibellino e nipote di Fildesmido da Mogliano, fu vicario della Marca per re Manfredi, podestà di Perugia (1259) e della Repubblica Marinara di Pisa († 30 agosto 1282). Sepolto in duomo. Il 2 dicembre 1244, aveva ereditato dal nonno i beni montani fino a monte Castel Manardo e dal fiume Tenna al Salino con Gualdo (dal longobardo “wald”, bosco). Un grande feudo (in cui insistevano 40 castelli) che nel 1313 fu diviso tra i sette figli e nipoti. L’atto venne firmato nell’abbazia sarnanese di Piobbico e stabiliva che a Nallo, figlio di Gualtiero, andò il castello Brunforte e ai figli di Ottaviano la Rocca Colonnalta, ambita da San Ginesio. Rinaldo il Giovane ebbe Gualdo cui diede la libertà comunale, il 18 aprile 1319. Ma fu una concessione falsa e fu festa amara dei gualdesi: infatti il 7 aprile, aveva già venduto borgo e contado a Fermo, conservando mulino e diritto feudale sul macinato. Spariti i Brunforte, Sarnano giunse a metà fiume con diritti sull’acqua. I gualdesi nel 1514, senza garanzie per i sarnanesi e fidando nell’alleanza con Fermo, iniziarono un “vallato” per riattivarlo. Fu guerra. I sarnanesi attaccarono e “Chimera” prese il gonfalone ai fermani! Grande festa: lui e gli eredi esentati dalle tasse sine die. Il mulino, privato e funzionante fino agli anni ’60, è realizzato in pietra arenaria con ponti levatoi, beccatelli, piombatoi, bombardiere, base a pianta rettangolare, tre piani e parete nord-est di m 11,50. Raggiungeva 19 metri con la merlatura guelfa. Affascinato, Vermiglio.

 

Nota a margine: la struttura è conosciuta ai giorni nostri come “Lu mulì’ de Règuli”, perché negli anni ottanta fu acquistato da Ugo Regoli; poi è stato ceduto a un cittadino inglese.

Foto di Alberto Monti

20 marzo 2019

Disegno di Vermiglio Petetta

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