Esprimo me stessa
con nudità e follia
e con foglie morte,
sempre a pezzi,
fermando un sogno
appena fatto,
che già non ricordo.
Lungo alle mie vie
esprimo sepolcri,
nebbie funeree,
le solitudini d’ombra
più profonde e perse.
Esprimo una memoria
diroccata,
non lieta e più tremante.
Esprimo un’anima sgretolata
dal tramonto,
da incendi umili,
da quell’angelo non più visibile
che in un tardo pomeriggio,
mi aveva condotto per mano.
Elisa Eötvös
19 marzo 2019