Un inarrestabile declino della cultura italiana sta avvenendo tra la indifferenza del mondo cosiddetto accademico-culturale, incapace di avvertirne i segni premonitori.
Le colpe
Questo va sommato alla incuria dello Stato, incapace di gestire il nostro immenso patrimonio culturale, fatto di arte e di storia, elementi di cui è letteralmente costellata l’Italia. Non è esente da colpe una maligna burocrazia, tanto stupida da rendere inattivi i dirigenti e i funzionari delle soprintendenze, che dovrebbero essere i tutori dell’immenso giacimento di memorie tramandateci dai nostri Padri antichi. La pastoie burocratiche frenano la possibilità di esprimersi in maniera coraggiosa e concreta delle soprintendenze, che non possono correre il rischio di rimanere invischiate nei tanti cavilli e intralci inseriti nelle leggi per essere poi accusati delle più stupide responsabilità, leggi non più adeguate ai tempi attuali, redatte in gran parte nel secolo passato.
Italia, scrigno immenso
All’Italia appartiene la più alta percentuale al mondo di testimonianze di storia, di arte, di cultura del passato, il tutto raccolto in un territorio limitato come la nostra penisola. Questa immensa miniera patrimoniale custodita in Italia non è solo nostra ma è una ricchezza del mondo intero. In ogni luogo del nostro Paese emergono le mute testimonianze di un passato straordinario durato secoli su secoli, della storia che ha contribuito allo sviluppo e alla civilizzazione del genere umano.
Non ci sono solo Roma, Venezia e…
Oggi assistiamo sconfortati allo svilimento di questo patrimonio universale, gestito in maniera cervellotica e improduttiva. Non bastano le iniziative destinate a far conoscere solamente le cinque o sei maggiori città d’arte ma c’è bisogno di far conoscere quelle situazioni cosiddette “minori” (e che minori non sono) dove sono custodite miriadi di testimonianze del nostro passato. La frequentazione culturale e turistica non si può delegare solo a Roma, Venezia, Napoli, Pompei, Firenze. Infatti ci troviamo di fronte a statistiche che pongono l’Italia al di sotto di altre nazioni che non possiedono nemmeno il 20% del nostro patrimonio artistico e culturale ma che, a nostra differenza, lo sanno gestire con intelligenza e spirito imprenditoriale.
La classifica
Ecco, giusto per capire, tra tante graduatorie più o meno simili tra loro quella che viene fornita da UNWTO, una organizzazione mondiale del turismo:
1 – Francia 86,9 milioni di turisti nel 2018;
2 – Spagna 81,8 milioni di turisti nel 2018;
3 – Usa 76,9 milioni di turisti nel 2018;
4 – Cina 60,7 milioni di turisti nel 2018;
5 – Italia 58,3 milioni di turisti nel 2018;
seguono Messico, Regno Unito, Turchia, Germania e altri con minori presenze.
Si può fare meglio
Il risultato è mortificante e, contemporaneamente, induce a una riflessione: perché l’Italia, che possiede il 70% (ndr: non è certo che sia questa la percentuale reale, ritenuta dai più sovrastimata; certo è che in Italia sia la qualità che la quantità siano comunque notevolissime) del patrimonio culturale mondiale, con i suoi 550 castelli storici, migliaia di Musei statali, privati, ecclesiastici, con le sue innumerevoli città d’arte, le migliaia di eremi e di abazie, le isole meravigliose, le centinaia di siti archeologici… deve essere umiliata in questo modo nel confronto con gli altri stati?
Burocrazia e incompetenza
Le altre nazioni, che possiedono meno patrimoni di storia e di cultura, riescono a gestirli al meglio, mentre i nostri funzionari sono intorpiditi, se non paralizzati, da regolamenti centenari e da una burocrazia che per gl’interessi italiani appare addirittura letale! Quali le cause? In primo luogo poniamo il Ministero della Cultura (Mibac) che, in genere, è stato guidato da Ministri incompetenti; poi le sovrintendenze che gestiscono l’intero settore in modo dilettantistico e burocratico; al terzo posto la mancanza cronica di risorse economiche adeguate (sprecate per altri scopi che portano minori benefici all’Italia). La nostra nazione è in campo culturale il Paese delle grandi occasioni perdute, quando, invece, potrebbe essere al top del business della grande frequentazione culturale e turistica, apportatrice di enormi benefici non solo economici ma anche occupazionali.
Umberto Migliorelli
11 marzo 2019