La riforma agraria? Iniziò a Macerata alla fine del 1500

Avete mai sentito parlare dei Succhianappi, ossia tenaci bevitori? Eppure nella nostra contrada ebbero una interessante funzione. Possedevano, infatti, forse fin dal ‘300, grandissimi terreni prospicienti il fiume Potenza, da Sambucheto fino a Villa Potenza.

 

“Le coste di Maringnacomo”

Il fortissimo scoscendimento chiamato “Li Cretonacci”, che dall’attuale Madonna del Monte fronteggiava il fiume, nel XV secolo aveva il nome dell’ultimo della famiglia: “le coste di Maringnacomo”. Ma i Succhianappi curavano pochissimo queste terre e, nel 1475, i 570 moggi erano coltivati da soli otto contadini. Non poteva essere altrimenti.

 

Le piene del Potenza, la malaria e i ladroni

Le frequenti piene del Potenza, il cui regime idrografico era diverso dall’attuale, formavano vastissimi acquitrini con conseguente diffusione della malaria. Dicono i documenti che la zona fosse tutta “fratte et acque et buschi”. In questi ultimi si annidavano bande di ladroni che taglieggiavano i pellegrini diretti a Loreto. Maringiacomo, nel 1494, lasciò queste terre a un legato di Messe che nel 1499 fu assegnato ai canonici del Duomo.

 

La enfiteusi

Questi nei primi tempi non si curarono della gestione finché, nel 1513, scoprirono i benefici di una istituzione quasi dimenticata: la enfiteusi (diritto di godere di un fondo altrui migliorandolo e pagando in denaro o in derrate). Poi, dopo l’invasione dei francesi del Lautrec del 1528, la enfiteusi fu assunta da certi “borghesi”: i Palmucci.

 

La bonifica

Questa famiglia immediatamente si dedicò all’opera di bonifica. Sistemò prima di tutto la strada che conduceva da Macerata a Sambucheto (fitonimo chiarissimo), ossia grosso modo l’attuale “strada di Vallunga”. Poi iniziò il disboscamento mettendo a pascolo le terre liberate dalle macchie. “Non ritrovando lavoratori”, ossia coloni fissi, dovette ricorrere “a befolci et garzoni giornatari”.

 

Gli “atterrati” e gli allevamenti

Prendendo coraggio dal fatto che “nessun operario c’è morto” iniziò la costruzione di case coloniche, evidentemente di terra (i classici “atterrati”). Intraprese anche l’allevamento del bestiame rilevando che “le pecore et vacche ci stavano molto bene”. Edificò anche “palombare” e, finalmente, concesse a mezzadria non pochi terreni, in modo che “li lavoratori non sono mai falliti”.

 

Compiuta la “riforma agraria”

Conseguentemente “li Palmucci, che erano de poco valore, oggi sono imparentati con le più grosse famiglie de la ciptà come li Compagnoni, li Ferri et li Pellicani”. La “riforma agraria” poteva dirsi compiuta già nel 1576 quando i Palmucci, i Pellicani e i Compagnoni, proprietari anche della zona vicina, vollero costruire una chiesetta “perché quilli lavoratori che stanno anni senza veder Messa, la vedano et si confessino”.

 

La chiesetta di San Pellegrino

La chiesetta ovviamente fu dedicata a San Pellegrino che, insieme con i Santi Flaviano ed Ercolano, era morto martire in Ancona e al quale, già dai secoli del medioevo, era intitolata la contrada. Così come quella vicina a Villa Potenza aveva come protettore San Flaviano, patrono della prossima Recanati. La riforma agraria, parallelamente a quella religiosa, era ormai compiuta.

Libero Paci

25 febbraio 2019     

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