Cambiamenti climatici: tante parole ma pochi fatti concreti

Si è aperta una nuova conferenza sui cambiamenti climatici a Katovice, in Polonia, con accenti drammatici: “È una questione di vita o di morte!” e la gente, i popoli, che soffrono sulla loro pelle i risvolti negativi di questa situazione (l’innalzamento dei mari, l’aumento delle intensità delle piogge, i nubifragi, l’esondazioni dei fiumi…), devono prendere atto che le condizioni di difficoltà sono dovute agli abusi edilizi e all’incuria della mancata gestione e pulizia del territorio. Quasi mai si dice che i danni sono provocati da un pericoloso cambiamento atmosferico.

 

Passata l’emergenza si ricomincia daccapo

Passata l’emergenza, che ha portato morti e tragedie, non si sente più parlare di smottamenti e fiumi in piena e si ricomincia con i condoni, a costruire negli alvei dei fiumi senza alcun controllo, quando va bene si costruiscono i costosi scolmatori invece di liberare le aree carenali e di piantumare la montagna affinché non frani. I cambiamenti climatici sono diventati come la favola del lupo, che quando arriva veramente trova tutti fermi e impreparati.

 

Inquinamento e posti di lavoro

Il cambiamento, dal polo alle nostre terre, è evidente anche se nessuno vuol vederlo. In Polonia solo a Katovice ci sono 3.500 lavoratori impegnati direttamente nelle miniere di carbone e, come si sa, il carbone dovrebbe essere uno dei primi inquinanti a essere eliminato per cui, al di là delle facili promesse i convenuti alla conferenza devono trovare, solo in tutta Polonia, migliaia di posti di lavoro, ossia: per risolvere problemi veri (inquinamento e posti di lavoro), oltre al racconto tecnico e ai confronti, bisogna metter mano al portafogli e chi più ha contribuisca maggiormente.

 

Onu: emissioni di gas nocivi a zero entro il 2050

I paesi cosiddetti ricchi hanno “raccolto” e si sono impegnati a rendere percorribile, a parole, un finanziamento di 100 miliardi di dollari da spendere entro il 2020. Però, se il fondo non è incrementato da tutti gli stati, se non vi sono piani specifici e controllati per ogni paese, sarà il fallimento della politica tesa alla salvaguardia dell’ambiente e del clima. Senza dire che i fondi a disposizione sono troppo pochi per realizzare un piano vero: l’Onu ha chiesto “genericamente” di ridurre le emissioni di gas nocivi del 45%, rispetto ai livelli del 2010, entro il 2030, e di raggiungere le emissioni a zero entro il 2050.

 

Unilateralità e multilateralità

È un impegno serio che va sottoscritto da tutti. Gli Usa hanno stracciato – solo per motivi di politica interna – gli accordi sul clima di Parigi, già firmati dall’America: questo atteggiamento è pericoloso non solo per gli inconsapevoli cittadini americani (non voglio ricordare la diminuzione dell’occupazione e la disastrosa politica commerciale: America first, prima gli americani!) ma pure perché l’imprenditore Trump ci  ha dimostrato, con le sue attività in tutto il mondo, che nessuno può vivere senza solidarietà e isolato. Gli Usa si devono mettere in testa che è finita l’era della unilateralità ed è in corso quella della multilateralità, Europa compresa.

 

Riscaldamento della Terra

Le leggi finanziarie prevedono ancora investimenti per avvicinarsi ai provvedimenti approvati a suo tempo a Kioto – tappa fondamentale per difenderci dai cambiamenti climatici – e già si dice nella Conferenza Polacca che gli accordi di Parigi hanno bisogno del suggello di Katovice. Invece di trovare misure indispensabili per migliorare il nostro pianeta, notiamo che prevalgono le gelosie nazionali, mentre ancora non è chiaro quando si applicheranno i patti parigini. Anche i più dubbiosi si limitano a contestare i numeri del risanamento climatico, ma non il fenomeno, pensano a un livello inferiore rispetto a un riscaldamento della Terra dai 2 agli 8 gradi nei prossimi anni. In Polonia, oltre alla lite innescata dagli Usa che non vogliono spendere per la difesa dell’ambiente, si discute del livello del riscaldamento che l’intesa a Parigi prevedeva di diminuirlo a 1,5 gradi. Eppure sono le specie animali viventi in difficoltà o in estinzione, che ci stanno comunicando quanto su di noi incide il cambiamento climatico.

Giulio Lattanzi

31 gennaio 2019

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