La Fonte delle Trippe – I nostri poveri terremotati hanno avuto innumerevoli difficoltà per piccole difformità edilizie sulle loro abitazioni (una finestra spostata, dimensioni un poco difformi dalla realtà in relazione a misure prese qualche secolo fa, e così via…), trovandosi con pratiche urgenti (sono rimasti senza casa!) bloccate dall’apparato burocratico. Per fortuna a Macerata questo non succede! C’è elasticità, molta, forse anche troppa. Quindi c’è il caso che una casa restaurata inglobi un’antica fonte pubblica, la “Fonte delle Trippe”, prima con una recinzione da cantiere in plastica arancione, poi con una rete in ferro rivestita da plastica verde con su affisso un cartello sul quale si legge “Proprietà privata”. Non sappiamo quale accordo il privato abbia con il Comune (vogliamo credere sia stato fatto tutto in modo regolare) ma sicuramente sarebbe stato meglio che quella recinzione fosse stata fatta dietro la fonte, lasciandone la libera fruizione al pubblico, magari per scattarsi una foto accanto ai mascheroni, senza che la trama della recinzione disturbi l’immagine. Comunque non tutto il male viene per nuocere e se prima la fonte era irriconoscibile e abbandonata oggi, almeno, è visibile e tenuta in ordine.
Lu puzzacciu – Diventerà una situazione simile alla Fonte delle Trippe, quella della fonte, anch’essa storica, popolarmente detta “Lu Puzzacciu”? A fine lavori verrà anche questa recintata? Per ora non è dato sapere ma siamo stupefatti dalla situazione che si è creata. Un manufatto di tale rilevanza, composto dalla fonte, dal lavatoio e dal pozzo, dovrebbe avere uno slargo di una ventina di metri tutto intorno per la migliore fruizione. Invece la costruzione (in origine la casina di campagna demolita – andiamo a memoria per aver realizzato sulla fonte un servizio anni fa – poggiava su un’area di circa 70 mq i suoi due piani, più un garage affiancato) si sta ergendo imponente (evidentemente la legge consente tale cubatura) e sovrasta la fonte, tanto che la terra accostata sotto il muraglione rischia di sommergerla per farla divenire un… reperto archeologico da scavare in futuro! Per evitare il movimento franoso ci hanno sistemato una triplice palizzata di legno a salvaguardia, con un risultato che è quello in foto. Certo, il paragone con la piccola casa di legno a suo tempo bersagliatissima pur provvisoria ed eretta in mezzo al bosco e non sotto lo Sferisterio, della povera Peppina è impietoso.
Fernando Pallocchini
29 gennaio 2019