“I 45 anni di silenzio di Giorgio Perlasca dopo il suo ritorno in Italia da Budapest sono una storia bella quanto la prima” ha detto il figlio Franco che a Macerata ha incontrato gli studenti delle scuole superiori nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria.
La storia di Perlasca
La storia di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un Uomo Giusto che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, trattando con i nazisti per salvare le loro vite. Una storia bella, profonda, un esempio e un monito per tutti in momenti bui dell’umanità, raccontata al teatro Don Bosco di Macerata attraverso un’intervista dallo stesso Giorgio Perlasca e dalle immagini di quegli anni drammatici nel documentario di Piero Angela “La storia maestra di vita – L’esempio di Giorgio Perlasca” e raccontata in prima persona dal figlio Franco e da sua moglie Luciana Amadio a una platea gremita di studenti.
Tornato in Italia dopo la guerra, Perlasca non ha racconto la sua storia a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perché riteneva d’aver fatto il proprio dovere. La sua storia sarebbe andata persa se non fosse per due donne ebree ungheresi, da lui salvate dai lager che sempre lo avevano avuto nel cuore, che hanno voluto uscire dai propri confini, dopo la caduta del muro di Berlino e della cortina che divideva l’Europa, per cercare quel console spagnolo Jorge Perlasca che si era preso cura di loro, in quelle case sotto “protezione diplomatica spagnola” perpetrata da Perlasca, in cui vivevano 5200 persone ebree, nessuna delle quali è caduta in mano nazista, grazie a questo Uomo Giusto.
I Giusti delle Nazioni
“Fu il destino a decidere che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta – ha detto il figlio – una storia piena di insegnamenti per tutti e l’averla conosciuta ha cambiato la mia vita”. Ora il suo nome è a Gerusalemme tra i Giusti delle Nazioni e un albero in suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem. Sono 27.000 in tutto il mondo i Giusti riconosciuti da questo “Tribunale del bene” e 700 sono italiani. “Giorgio Perlasca – hanno raccontato i familiari – riteneva giusto che i giovani sapessero:. “Vorrei che i giovani si interessassero a questa storia – diceva – non per conoscere ciò che è successo, ma quello che potrebbe succedere e opporsi a cose del genere”.
“Mio suocero non ha solo fatto avere un documento/lasciapassare a quella gente. Si è preso cura di loro, provava empatia, provava lo stesso loro dolore, perché se vediamo nell’altro noi stesso non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di non vedere”, ha detto Luciana Amadio.
“Non ho avuto coraggio perché non pensavo ai pericoli – racconta con umiltà Giorgio Perlasca nell’intervista –, andavo dritto per la mia strada, un passo dopo l’altro. Potevo andare in Svizzera con il lasciapassare spagnolo, ma non ho voluto lasciare quella gente”.
Medaglia d’Onore a Giovanni Renna
All’apertura di questo incontro per il Giorno della Memoria è stato onorato anche il maceratese, Giovanni Renna di Corridonia, che è stato insignito della Medaglia d’Onore riservata ai cittadini internati o deportati nei lager nazisti. La consegna dell’onorificenza ai familiari di Renna è avvenuta da parte del prefetto Iolanda Rolle, alla presenza dei sindaci di Macerata Romano Carancini e di Corridonia Paolo Cartechini.
Nel corso dell’incontro, reading di brani di Primo Levi e di Edith Bruck a cura della Compagnia Oreste Calabresi. Voci recitanti: Michela Meschini e Mario Pallotta, al violino Stefano Corsi, regia Diego Dezi.
22 gennaio 2019