Per fortuna degli appassionati di storia, ormai le grandi biblioteche hanno messo in rete migliaia di libri e manoscritti di cui la lettura sarebbe stata (a meno di lunghi viaggi) molto difficile, o addirittura impossibile, per il fatto che pregiati e delicati testi non sono disponibili per la consultazione diretta. Uno di questi centri del sapere è la Biblioteca Nazionale di Francia di cui visitai la vecchia sede di Parigi in via Vivienne nell’Arrondissement XIII nel lontano 1991: uno splendido edificio del 1868 progettato da Henri Labrouste.
BNF Gallica, la biblioteca digitale
Un giro nella sua famosa biblioteca digitale BNF GALLICA è facile, veloce e interessante. Spulciando nel suo archivio si trovano manoscritti, libri e notizie interessanti anche su Corridonia, Pausula e Montolmo nei secoli. Non può sfuggire la possibilità di consultare per i più coraggiosi manoscritti in latino di trascrizioni di opere di Antonio da Montolmo (1330 ca.-1396 ca.), astrologo, medico e negromante: nelle sue opere si trovano formule magiche per l’evocazione di demoni che confesso di aver evitato con cura di leggere!
Pausula e il M° Mario Vitali
Preferisco notizie più leggere come quelle trovate nel giornale francese Le ménestrel: journal de musique dove si trova una recensione datata 9 ottobre 1909 di cui riporto il testo tradotto: “si è rappresentata a Pausula con grande successo, un’opera in due atti, Romana, di cui il libretto scritto da M. M. G. Brotani da un romanzo di Edmond de Goncourt, è stato messo in musica dal maestro Mario Vitali, professore al liceo musicale di Pesaro e pianista del Trio Pesarese. Questa musica molto allegra e gioiosa, tanto patetica e passionale, secondo le esigenze del sog getto, ha prodotto i migliori giudizi. L’opera ha come interpreti la signora Margherita Benincari e Faggiotto, il tenore Gabucci e il baritono Scifoni”.
Il maestro Mario Vitali (1866-1932) è nato a Macerata. Studiò al Conservatorio di Napoli alla scuola di Palumbo ed ottenne giovanissimo la cattedra di pianoforte al Liceo Musicale di Pesaro dove insegnò con eccellenti risultati per quarant’anni; revisionò musiche antiche di clavicembalisti italiani e le sonate per pianoforte di Mozart.
Il vescovo di Pausula
Altra notizia curiosa è quella riportata su Annuaire Pontifical Catholique pubblicato da Albert Bottandier nel 1906 a Parigi, dove nel capitolo Les anciens évechés d’Italie viene riportato il passo che traduco: “Pausola o Pausula: nella provincia delle Marche, anticamente Montolmo, ha 8.929 abitanti. Si conosce che nel V° secolo avesse un vescovo, perché nel 465 si legge negli atti di un Concilio la firma di un Claudio, Vescovo di Pausula. È tutto quello che si sa di questa cattedra di cui la chiesa esiste e meriterebbe di essere visitata per le pitture che conserva”.
L’uva chiamata Montalmese o Pausula
Tutto potevo pensare ma non certo di leggere nel libro Traitè de la vigne et le vin en Algérie et en Tunisie (1894) di S. Leroux dell’esistenza di una qualità di uva chiamata Montalmese o Pausula (Italia, Fermo). Il passo, sempre tradotto, recita: “foglie medie, cordiformi, semplici, verde e gialle e glabre sulla parte superiore, verdi pallide e lanuginose nella faccia inferiore, a cinque lobi; grappoli conici medi ad aglio, poco serrati, acini tondi medi, di un giallo dorato, polpa molto succulenta, dal sapore zuccherino e leggermente acido”. Questa poi… o come direbbero i francesi: Ça alors!
La ferrovia
Ultima curiosità sullo stato delle ferrovie italiane nel primo periodo post Unitario. Nel Journal Officiel de la Republique Francaise del 31 dicembre 1887 si legge una tabella di resoconto per l’anno 1866 sulla costruzione dei nuovi tratti ferroviari europei. Per quanto riguarda l’Italia i chilometri costruiti sono 822 e non può sfuggire la costruzione del tratto aperto il giorno 22 maggio 1866 di 6 chilometri da “Pausula a Macerata”. Le notizie trovate e da raccontare sarebbero tante ma lascio i più curiosi con un augurio: buona navigazione!
Quella visita nel 1991…
Visitai la “vecchia” sede della biblioteca nel 1991, appena laureato. Ho ancora il “Permesso di entrata” conservato come ricordo, valevole per 4 giorni invece dei soliti 2 per i visitatori “occasionali”. Occasionali ma non tanto, dato che per accreditarsi bisognava presentare referenze e fare anche la fila poiché gli accessi erano limitati ai posti a sedere e quindi finché non se ne liberava uno non si entrava. Avere l’accesso per un anno alla Biblioteca era il riconoscimento di essere un letterato a livello mondiale.
Modestino Cacciurri
22 gennaio 2019