Può sembrare strano ma, a detta di alcuni scienziati, gli inverni rigorosi che si succedono in Europa da 10 anni sono legati in gran parte al riscaldamento climatico. A un primo sguardo, il freddo glaciale che si è abbattuto sulla Europa negli ultimi inverni sembrerebbe poco compatibile con l’aumento medio delle temperature previsto da qui alla fine del secolo. Agli scettici in materia alcuni scienziati rispondono che le ondate di freddo corrispondono a un raffreddamento temporaneo in seno al riscaldamento globale, anche se un nuovo studio si spinge ancora più in là, dimostrando che l’aumento del termometro è proprio all’origine di questi inverni nevosi e particolarmente freddi. Colpevole sarebbe lo scioglimento della calotta glaciale artica. Il riscaldamento, due o tre volte superiore alla media, ha portato alla sua costante riduzione negli ultimi 30 anni e potrebbe anche portare alla sua totale scomparsa nei mesi estivi, da qui alla fine del secolo. I raggi del sole, che non vengono più respinti dal ghiaccio, riscaldano un po’ di più la superficie terrestre in questa posizione. Spiega Stefan Rahmstorf, specialista del clima dell’istituto tedesco Potsdam: “Facciamo conto che l’oceano sia a zero gradi; è così tanto più caldo rispetto all’aria in questa zona polare in inverno. Si crea allora un importante flusso caldo che risale verso l’atmosfera, flusso che non si verifica quando è tutto ricoperto di ghiaccio: un cambiamento enorme”. Il risultato è un sistema di alte pressioni che spinge l’aria polare, in senso antiorario, verso l’Europa. Queste anomalie potrebbero triplicare la probabilità di avere inverni estremi in Europa e nel nord dell’Asia. Godiamoci perciò la tregua che – si spera – viene solitamente a metà novembre con l’Estate di San Martino ma contiamo quanti maglioni abbiamo nell’armadio. Infatti il modo migliore per combattere il freddo è quello di vestirsi a “cipolla”.
Paolo D’Arpini
19 gennaio 2019