Di “porte del morto” da ragazzo ne avevo scoperte alcune a San Ginesio e fui sorpreso di trovarle anche a Sarnano. Mi svelò l’arcano della doppia porta, lo storiografo francescano padre Giacinto Pagnani con cui facevo giri nel centro storico (per lui “ventre di mattoni rossi”). Questa china è scanner di fotocopia, perché l’originale fu preso dal grande Febo Allevi che amava i miei disegni e li chiamava “prove”.
Invitato a Macerata nella sua casa, colma di libri pure sotto il letto, mi ricambiò con il suo ultimo volume storico, alto come un dizionario. Un’altra china la regalò alla figlia, che “mi sfidò a leggere il libro”. Lo lasciai fare, tanto ammiravo quella figura di vasta cultura e origini compaesane sanginesine. Anche lui mi disse sulla “porta del morto”. Nel ’200 la Marca di Ancona ordinò per le case nei castri di costruire porte strette, alte di soglia sulla via e accessibili solo con scalone da ritirare a notte prima di serrare la porticina, cosicché in caso di attacco nemico fossero di accesso difficile e difendibili da un solo armato. Conquistata più tranquillità con mura castellane e autorità papalina, fu aperta una seconda porta più importante. Questo accadeva a Sarnano e in altri comuni a ridosso degli Appennini, compresa Assisi. Quella antica e stretta fu riservata all’uscita del catafalco con il morto, quindi richiusa con “opus incertum” per i frequenti decessi di quei tempi: con la vita di allora, che difficilmente arrivava sopra i 40 anni, i morti in casa e in quelle famiglie numerose si sprecavano. Quindi il nome nacque tra il popolo perché rimase lì, stretta e alta sul livello stradale, accanto alla nuova e vi facevano passare i morti in uscita, mai la sposa in entrata. Questa del disegno si trova a Sarnano, nel vicolo sotto la Torre Santa Maria di Piazza sulla parete di casa Ghezzi (lesionata dal sisma 2016). Altre in via della Costa ed ex palazzo dei conti Bonifazi di Castelvecchio. A San Ginesio una porta del morto è, con una maiolica verde del Poverello d’Assisi, accanto all’ingresso del convento francescano (lesionato). Auspicando la conservazione nei recuperi del dopo-sisma.
Vermiglio Petetta
17 gennaio 2019