Esistevano e ancor oggi (forse) esistono diversi modi tra i ragazzini di tirare il conto per scegliere chi, a seconda del gioco, deve andare sotto, cioè essere eliminato o cominciare il gioco. I maschietti e le femminucce non applicano gli stessi modi. I maschi in genere si mettono in circolo e il capo-gioco dice: “Per me (oppure ‘per Mario’)”. Cioè fa un nome e da costui comincerà a contare, accertato il numero totale delle dita distese da ognuno dal pugno destro chiuso. Colui sul quale finisce il conto va sotto (se i bambini fossero due si ricorrerebbe al pari o dispari). Le bimbe invece ricorrono a cantilene di brevi strofe dialettali o in lingua, spesso storpiate. Quando maschi e femmine giocano insieme il capo-gioco (in genere il più grande) tiene in alto la palma della mano aperta, i partecipanti la toccano, insieme, con l’indice di una mano. Ora il capogioco in fretta, o adagio, oppure sillabando le parole, dirà: “Olio, sale e pepe…”, all’ultima sillaba chiude rapido la mano afferrando l’indice di chi si è lasciato sorprendere, questo sarà eliminato. Per esempio: a nascondino sarà colui che dovrà stanare gli altri. Se invece vengono afferrati due o più indici si riprenderà a tirare la conta tra questi. Altro modo, specie tra i maschietti, è di mettersi tutti in riga orizzontale e, al “via!” partire di corsa; l’ultimo che arriva al traguardo dovrà star sotto. Quando in un gioco si richiedono due o più squadre (tipo guardie e ladri o il gioco del calcio) i capi-gioco tirano il conto e chi vince ha il diritto di scegliersi per primo i compagni. A volte non si tirava il conto per stabilire la precedenza ma a un segnale si gridava: “Primo!” poi secondo… terzo… e, sia pure tra qualche baruffa, chi avesse gridato per primo il numero ordinale. Tra le strofette cantate dalle bambine una delle più conosciute fa… “Sotto la cappa del mio camino / c’era un vecchio contadino / che sonava la chitarra / uno, due, tre, sbarra!”
11 gennaio 2019