Una storia vera, quasi una favola che ripercorre le orme di Cenerentola, è quella raccontata nel libro scritto da Lena Acquaticci, ed edito dalle Edizioni Simple di Macerata. Protagonista è l’autrice stessa nella biografia dei suoi primi diciannove anni di vita; comprimari sono la mamma, uno stuolo di suore, simili a rondini che svolazzano intorno a Lena e una figura misteriosa, una ombra buona che la protegge da lontano. Sfogliando le pagine di questo libro la vicenda incuriosisce, dà spazio a supposizioni, dà luogo all’immedesimazione nei personaggi, cerca di far capire il comportamento di questa ragazza nelle varie vicissitudini, conduce il lettore a una indagine psicologica sui personaggi alcune volte di semplice portata, altre molto complessa. La storia si dipana nei dintorni di due cittadine marchigiane, Treia e San Severino Marche, entrambe inserite in un incantevole paesaggio a fare sfondo. Ci sono anche le foto a descrivere i posti, a far vedere il volto delle persone per avvicinare ancor più il lettore alle vicende e quello più curioso potrà osservare i cambiamenti dei luoghi, le acconciature, il modo di vestire: il tempo che passa e modifica e rinnova tutto: spazi e persone. La trama non è così lineare come accade nei romanzi o nei film, dove è scritta per arrivare a un finale già stabilito prima dell’inizio. Qui la trama è tessuta dalla vita, con tutti gl’imprevisti, le incertezze che questa comporta. C’è chi prova a dare un indirizzo alla propria esistenza, mettendo dei presupposti, ma questo lo può fare chi è già inserito in un ambito familiare introdotto, che può offrirgli una cultura idonea a suggerire la via del lavoro o dello studio propedeutico ad altro. Non è così per “Lella”, che deve partire da uno dei gradini più bassi dell’esistenza umana. Mamma Rosa ha un incontro galante da cui uscirà incinta. Fin da subito inizia la lotta per la vita: cacciata da casa, cacciata dal lavoro, in ospedale tentano di scambiarle la figlioletta appena nata… Ogni lavoro di campagna è buono per tirare avanti… e la piccolina? Sempre con la mamma, accanto a lei accovacciata in una cesta di vimini. Cambio di scena, arriva la vita nel bosco, arriva un fratellino, ci sono le passeggiate fino alla Roccaccia e pure alla grotta di Santa Sperandia. Una vita difficile ma lieta per chi sa accontentarsi di poco. Arriva anche il tempo di andare a scuola, a piedi fino a San Lorenzo. Ulteriore e importante cambio di scena: il collegio. Una famigliola così povera eppure… il collegio, gli studi dalle suore a San Severino Marche… un mistero… Per Lena inizia una nuova fase, importante, della sua vita che la farà crescere secondo sani principi, come l’autrice afferma nella dedica del libro:
Alle mie figlie.
Desidero raccontare la storia dei miei primi diciannove anni di vita, con tanti ricordi, vicissitudini, momenti felici e angosciosi. Desidero, tramite le mie parole, infondere in tutti gli animi il coraggio di affrontare il presente e il futuro con tanta forza, facendo tesoro dei principi di “lealtà, sincerità, onestà, educazione e rispetto”.
Il racconto ora scorre tra nuove conoscenze, amicizie, complicità e scherzi, come si conviene a una vita in collegio. Lena va in gita e scopre altri mondi. E ancora una scena topica: l’incontro con un anziano signore che si reca dalle suore per conoscerla. Lena è sempre più confusa, ha tante domande che non hanno una risposta. Riuscirà a scoprire il segreto che la circonda? Perché lei, così povera, è a istruirsi in collegio? Perché le suore si danno tanto da fare per vestirla, per portarla nelle gite scolastiche pur se lei se non ha denaro per pagare? I misteri sono più di uno. Lasciamo ai lettori scoprirli.
Fernando Pallocchini
23 novembre 2018