Attraversare le pagine della vita significa affrontare e superare le difficoltà e tanti imprevisti che mettono a prova la tenacia di ogni essere vivente. Per questo si usa dire: “Ma tanto tu sei forte come una roccia”. Anche il mare mette a dura prova la roccia dello scoglio, si infrange contro di esso, provocando come il suono di una frusta che colpisce la terra! E la mente viene pervasa da un dolore che attraversa il cuore, come quando nella vita ci troviamo in difficoltà e pensiamo di non farcela più ad andare avanti, quando tutto sembra difficile, e molto più grande di noi, e la nostra vita sembra essere proprio in balia delle onde! Chi ha avuto modo di sentire quel rumore delle onde contro gli scogli, quella voce del mare, non lo dimentica più perché penetra così profondamente dentro di te, da far vibrare il cuore! Nasce allora una riflessione: se la violenza dell’onda sarà molto più forte di me, a quale roccia dovrò aggrapparmi per essere al sicuro? Perdiamo spesso il senso dell’orizzonte nelle nostre vite frettolose, dalle mete confuse, siamo in balia di eventi, di scelte superficiali, di emozioni. Dobbiamo avere un posto sicuro dove aggrapparsi e restare saldi! Un punto di luce! Significa imparare ad alzare lo sguardo in alto. “Spesso sono come una roccia colpita ovunque dalle onde che salgono. Dio, la roccia immobile contro la quale si rompono invano tutte le onde, mi penetra con la sua forza, Dio il vincitore assoluto” (S. Hurtado ). Se il coraggio non sarà abbastanza occorrerà alimentarlo con la speranza. Dio può essere la roccia su cui fondare una sicura speranza, in questa nostra attuale, banale, insulsa società, che sbanda come un gregge di pecore senza pastore: ciò potrebbe lasciare spazio al prevalere della tristezza e dell’angoscia, che minano le fondamenta della speranza! Come scrive Leopardi nel suo Zibaldone, la speranza è una passione, un modo di essere inseparabile del sentimento della vita, come il pensiero, o come l’amor di se stesso e il desiderio del proprio bene. Il leopardiano “Io vivo, dunque io spero” è un sillogismo più che giusto, l’antitesi al cartesiano “Cogito ergo sum”, e presuppone la capacità di sentire la vita. In tal senso la speranza annulla la disperazione. Va però ricordato quel lontano Né quid Nimis poiché non sempre il realizzare le speranze porta la felicità. Si narra che l’imperatore Augusto, pur essendo divenuto padrone del mondo era malcontento, come egli stesso si espresse. Poiché è la speranza il piacere umano.
Fulvia Foti
Come le foglie
di Fulvia Foti
Ma cos’è poi la vita?
Se non un accartocciarsi
di foglie rattrappite e
tinte d’ansia dalla
luce che filtra tra i rami!
Nel colore ottobrino
del meriggio, l’autunno
s’aggira come un
randagio e affastella
rami, stoppie, ramaglie
e allegre bacche del bosco.
Quasi a formare
un vestito di ricordi,
per quando giungerà
il silenzioso: verno!
Con la neve gelida,
che arresterà il corso
canterino del ruscello.
Come il freddo dalla falce
che spegne la luce
al sentiero della vita
nel teatro della sera!
Come foglie arrese
al richiamo della terra.
23 novembre 2018