“Il rosso fiore della violenza” – LI puntata

Il commissario Sirtori alle dieci in punto suonò alla porta. La Tata con passo stanco andò ad aprire. I suoi occhi rossi tradivano un pianto recente. “Che cos’altro è accaduto di tanto grave?” chiese il Commissario con curiosità.

 

Cacciata da casa la moglie

“È la fine, Dottore, è la fine!” rispose, agitando le mani e scoppiando di nuovo a piangere. “La fine di cosa?” insistette il Commissario. “La fine della famiglia Barilatti! Il signor Avvocato ha scacciato la moglie”. – “Questo mancava per completare la tragedia, ah le donne, benedette donne!” Appena il Commissario entrò nel salotto provò la netta impressione, tant’era la forza di volontà che si percepiva in quell’uomo, che se quella tremenda energia interiore fosse di colpo scemata il suo corpo si sarebbe afflosciato senza la più piccola scintilla di vita, come uno sdrucito sacco vuoto.

 

Un dovere, un diritto

“Buon giorno, Avvocato Barilatti, è sempre deciso a venire lei all’Istituto di Medicina Legale?” – “È un mio imprescindibile dovere che io voglio trasformare in un mio intangibile diritto. Caro Commissario non abbia timore per me, non mi accadrà nulla, poiché io ho deciso di vivere il più a lungo possibile per espiare duramente in questa e nell’altra vita il fio della mia colpa!” – “Ma Avvocato…” il Commissario avrebbe voluto dire qualche parola che tentasse almeno di addolcire l’amarezza del suo dolore, ma quello si avviò verso la porta per eliminare qualsiasi indugio.

 

Il mazzo di candidi gigli

Quando furono vicino all’auto, il Commissario gli aprì la portiera e lo fece accomodare. “Mi perdoni, Dottor Sirtori, se le ho mancato del dovuto rispetto, non era nelle mie intenzioni”. – “Avvocato, mi creda, io non mi sento offeso: lei non ha fatto nulla di cui debba scusarsi”. Il Commissario mise in moto la macchina ma, a un certo momento, l’avvocato Barilatti gli chiese di fermarsi. Scese e si diresse speditamente in un negozio di fiori, dopo un po’ uscì abbracciando un gran  mazzo  di  candidi  gigli  il  cui  profumo, nel chiuso della macchina, stordiva. Il Commissario visibilmente commosso non fiatò. Quell’uomo, quel padre, gli faceva una pena indicibile. Egli avrebbe preferito continuare a vederlo come al primo impatto della ferale notizia e non in quello stato d’animo di ferreo autocontrollo delle sue emozioni. Avrebbe preferito vederlo annegare in un mare di lacrime nella speranza che vi affogasse il suo dolore.  

 

L’Istituto di Medicina Legale e i giornalisti

Giunsero all’Istituto di Medicina Legale, dove, purtroppo, uno stuolo di rapaci giornalisti e di fotografi li aspettava al varco. “Maledizione, chi è stato quell’imbecille che ha dato un’informazione simile a questi fottuti corvi!” Esclamò adirato il Commissario il quale, calando dalla macchina, cominciò a spingere lontano i più scalmanati. “Via, via, andatevene via! Lasciatelo in pace. Possibile che non abbiate un briciolo di pietà?” – “Ci lasci fare il nostro lavoro, Commissario! Avvocato, ci dica cosa ne pensa dell’assassinio di sua figlia?” Interloquì ad alta voce uno che intanto era spinto lontano da quelli che gli stavano dietro. “È vero che ha deciso di costituirsi parte civile?” Azzardò un altro che in cuor suo sapeva già che non avrebbe ricevuto risposta. “Sapeva, Avvocato, che sua figlia si drogava?” Aggiunse la giornalista bionda che sfoggiava un abito di seta rossa con un’abbondante scollatura che metteva in mostra un seno generoso e volitivo. L’Avvocato non rispose a nessuna delle loro domande.

 

La taglia

Aiutato dal Commissario si fece largo, entrando finalmente nell’Istituto. Dopo aver fatto alcuni passi, si fermò come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa, dirigendosi di nuovo verso i giornalisti. Appena si riaffacciò sulla porta, quella torma di cacciatori di notizie gli si lanciò contro. Egli alzò imperiosamente una mano e chiese il silenzio: “Non solo perseguiterò giudizialmente gli assassini di mia figlia, ma giuro solennemente che se lo Stato dovesse fallire, userò ogni mio avere  e ogni mia residua energia nella ricerca e nella cattura di questi spietati terroristi che nascondono dietro la bandiera delle rivendicazioni sociali la loro brutale violenza. Scrivetelo a carattere cubitale che offro cinquanta milioni a chi mi aiuterà a catturarli!” – “In questa sua missione di vendetta sarà aiutato dal suo partito?” Insinuò la giornalista bionda. “Non sono iscritto ad alcun partito”. Rispose risolutamente l’Avvocato. “E il suo passato di repubblichino di Salò dove lo mettiamo?” – “Ha detto bene lei: il mio passato e non il mio presente. Per esso ho pagato duramente allora e sto duramente pagando adesso. Ripeto, alle mie spalle non c’è alcun partito, ma nel mio cuore la vendetta, sì! E non mi si venga a parlare di perdono. Non è più tempo pace, ma di guerra e in guerra chi perdona muore prima!”

continua

21 ottobre 2018

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