Non capisco più i giovani, sicuramente per i miei limiti (ho sempre pensato che le nuove generazioni fossero migliori di noi e preparassero un futuro radioso e di progresso), perché li trovo, senza generalizzare, rassegnati e poco battaglieri (la povertà aumenta, la disoccupazione segna rosso costante…): appaiono poco, ma forse sono più, lo spero per loro, determinati a costruirsi il futuro. Sembrano soli nel loro percorso individuale e non collettivo.
C’è bisogno di associazionismo
C’è bisogno di tanto associazionismo per abbattere la solitudine di ogni persona (sono vecchio e non anziano, quando penso che per i Mazziniani e per me l’associazionismo è uno dei principi primari); ma non dobbiamo attribuire il loro “isolarsi” (perlomeno lo percepiamo tale) alle nuove tecnologie (telefonini, tablet, computer). Di ogni cosa nuova normalmente in ogni tempo si è abusato. Anzi il nuovo, la ricerca… aiutano, perché la crisi italiana e la difficoltosa ripresa economica è dovuta, soprattutto, alla poca e mancante “tecnologia” del nostro Paese rispetto agli altri: non trasferiamo nelle mani dei giovani le nostre paure per un futuro che è tutto loro. Se responsabilità dobbiamo per forza attribuire a qualcuno diamola ai nonni, che essendo nati in periodo di guerra hanno voluto dare quello che di cui sono stati privati, offrendo tutto ciò che hanno potuto ai figli, dando così il via al consumismo!
I partiti non sembrano amati
I partiti non sembrano amati o essere la “prima scelta” dei giovani, nonostante la nostra Costituzione li rappresenti come colonna portante della democrazia: Gaber cantava (forse è vecchio perché era dei miei tempi, spero non dimenticato) che la democrazia è partecipazione. Sicuramente i partiti vanno riformati, resi economicamente più trasparenti, le deliberazioni più democratiche e meno generiche. Ma possono essere solo cambiati, trasformati da linfa nuova, altrimenti potrebbe essere superata la democrazia e qualche pericolosa dichiarazione sui giornali già si sente: su democrazia diretta e indiretta si può trovare una mediazione, ma mai sulle libertà istituzionali e Costituzionali.
Sinistra e destra
Si parla dell’altra sinistra (la verità è che ne va ricostruita una e vera), che quasi mi ricorda la preistoria di Ugo La Malfa, o si parla della costruzione di una destra Europea (tutte e due le ipotesi non possono essere semplicemente l’unificazione di vecchi partiti): non lasciamo che queste possibili trasformazioni avvengano senza la partecipazione di nuove e fresche idee di futuro, di trasformazione tecnologica delle nostre società. Prima o poi rimpiangeremo, ci rimprovereremo, di non aver “partecipato” alla loro costruzione e poi perché nessuno ha trovato un sistema migliore della democrazia nella libertà.
Le statistiche
È positivo che le statistiche dicano che le nuove generazioni preferiscono impegnarsi nell’associazionismo (salvo i “tifosi” dell’una o dell’altra parte), che è contrario per sua natura a ogni reato e “violenza” contro le persone, o nel volontariato che ha come fine l’umanità, la solidarietà, così come prevede la nostra Costituzione. Il Paese, per antonomasia, della cultura, offre ai giovani istruzione qualificata, ma non per questo sono proprietà del Paese che li forma: gli stati hanno l’obbligo di istruire chi è nel territorio, tanto è vero che dove la scuola viene soppressa, quasi sempre nella montagna dimenticata, lascia un deserto culturale.
Rivolta morale
Sempre parlando di istruzione non ci siamo mai chiesti che abbiamo, in proporzione agli altri paesi, tante Università ma il numero più basso di laureati: dobbiamo valutare che l’impegno di studio non è volto a ottenere il cosiddetto pezzo di carta (è in dispensabile cominciare a superare il valore legale della laurea) ma ad aumentare il contenuto di cultura del Paese. I nostri progenitori ci hanno dato quasi 70 anni di pace, dopo due guerre che in Europa hanno visto morire milioni di persone. Eppure continuiamo a fabbricare ed esportare armi e a “fomentare” guerre nei paesi più poveri: da questo e non solo nasce il fenomeno dell’immigrazione, che non si governa con “improvvisazioni” e respingimenti, ma con regole umane e certe, e soprattutto combattendo gli episodi (oggi addosso al diverso domani chissà) di razzismo. Mi aspetto dai giovani (gli strumenti tecnologici ci sono) una rivolta morale!
Giulio Lattanzi