Per un recensore non propriamente esperto della materia è un po’ difficile poter descrivere in una paginetta l’enorme mole di lavoro fatto da Pietro Molini e Paolo Peretti per raccontare in tre volumi molto interessanti gli innumerevoli coinvolgimenti che Giuseppe Verdi ha avuto con la nostra regione. Lavoro editoriale che solo la grande passione e la sagacia degli autori, melomani e musicologi con alle spalle pubblicazioni ed esperienze, hanno potuto portare a termine dopo anni di ricerche e corrispondenze in tutta Italia.
Molini e Peretti
Una breve postilla sugli autori serve a spiegare l’entità e le ragioni della loro impresa: il primo, Piero Molini, cultore di storia locale animato da una non comune “febbre” verdiana, da più di sessanta anni colleziona tutto ciò che investe la sfera del Cigno di Busseto: stampe, libretti d’opera, manifesti, immagini, cimeli, dedicandogli persino un monumento creato con le sue mani nel giardino della propria casa a Corridonia; l’altro, il professor Paolo Peretti, diplomato in Paleologia e Filologia musicale, oltre che insegnante di Storia della Musica al Conservatorio Pergolesi di Fermo, è autore di innumerevoli pubblicazioni storiche che spaziano nel mondo musicale dal Medioevo al Novecento; un suo specifico interesse è quello di riscoprire aspetti singolari e marginali della storia musicale italiana e marchigiana in particolare.
La sfida di Sassaroli a Verdi
Entrambi, stimolati agli inizi da un curioso pretesto (la polemica scatenatasi in seguito alla pubblicazione di un raro opuscolo del musicista di origine marchigiana Vincenzo Sassaroli (Tolentino, 1816 – Genova, 1904) che a suo tempo, osò pubblicamente ‘sfidare’ Giuseppe Verdi all’apice della gloria accusandolo di aver tradito con Aida l’opera italiana e proponendosi egli stesso di musicare nuovamente il medesimo libretto. Ma Verdi – come si può immaginare – non rispose e l’editore Ricordi si limitò a pubblicare, senza commenti, la lettera della disfida sassaroliana sulla “Gazzetta musicale di Milano”, attirando sull’autore la derisione generale).
Perché Verdi e le Marche
Sull’abbrivio di questa strana disputa, gli autori hanno proseguito le loro ricerche dimostrando l’estesa vicinanza di Verdi alle Marche. Verrebbe innanzi tutto da chiedersi, facendo il verso a un noto politico che tutti conosciamo: “Ma che c’azzecca Verdi… con la nostra regione?” La spiegazione può apparire banale e piuttosto ovvia: il genio verdiano, dalla metà dell’800 in poi è entrato così profondamente nel cuore di tutti gli italiani suscitando oltre che ammirazione, uno spirito che definirei “patriottico” da non lasciare indifferente nessuna regione. E dunque, perché non la nostra dal momento che di tracce verdiane se non più non ne conserva certo meno di altre? Dopo oltre dieci anni dall’iniziale progetto la materia è levitata a tal punto che il libro, pensato unico in un primo momento, si è moltiplicato addirittura per tre.
La “trilogia”
Riuniti in un cofanetto è diventato, una unica pubblicazione tripartita, che gli autori hanno “temerariamente” definito Trilogia verdiana marchigiana, assegnando a ciascun volume un titolo e uno specifico contenuto:1) Verdi e le Marche, una ricerca piena di sorprese; 2) Verdi e i cantanti marchigiani dell’800; 3) Vincenzo Sassaroli, il musicista che osò sfidare Verdi. Ciò non solo come palese omaggio alla mirabile “Trilogia popolare” (Rigoletto, Trovatore, Traviata) ma anche nell’intento di riverberare, almeno, un debole raggio di quella ‘popolarità’ affinché sia resa immediatamente comprensibile a tutti.
Protagonisti marchigiani
Accanto, o grazie a Verdi, emergono e sono messi meglio a fuoco soprattutto alcuni protagonisti della nostra storia regionale: non solo musicisti ma anche letterati, studiosi, patrioti, uomini politici, oratori e artisti vari. In primo piano i nomi di Francesco Basili, Lauro Rossi e Alessandro Lanari, solo per citare due noti compositori e un impresario teatrale di prima grandezza. Senza dire dei numerosi cantanti, vale la pena ricordare che il primo Alfredo nella Traviata veneziana del 6 marzo 1853 fu il tenore fermano Ludovico Graziani e, tra gli interpreti della prima russa della Forza del destino (San Pietroburgo, 10 novembre 1862), figuravano ben tre marchigiani. Se quelli sopra accennati sono stati gli incontri marchigiani ‘professionali’ di Verdi, pochi sapranno che una delle persone più vicine e care al vecchio Maestro, fu il medico chirurgo Emilio Cesaroni, di origine camerte.
Dedica a Claudio Principi
Naturalmente limitare il contenuto di questa trilogia ad aspetti solo marchigiani risulterebbe riduttivo. Essa aggiunge nuove notizie alla storia verdiana, in qualche caso sconosciute anche a musicologi specialisti, sviluppate in maniera colloquiale e rapsodica ma senza tuttavia rinunciare a precisi riferimenti scientifici. La pubblicazione è dedicata “con affettuosa amicizia” all’indimenticato Claudio Principi (Corridonia, anche se lui avrebbe scritto Montolmo, 1921 – Macerata, 2014), un cultore infaticabile ed entusiasta delle tradizioni popolari marchigiane. Tra i primi a essere messo al corrente, e tra i primi a incoraggiare e spronare l’impresa; nel conoscere i risultati che di volta in volta gli venivano riferiti, egli, con entusiasmo e meraviglia, era solito ripetere, in dialetto come suo solito: “Più munnu jiri, più marchisciani stròi! (Più mondo giri, più marchigiani trovi!)”.
Lucio Del Gobbo
In foto: caricatura di Verdi (Muzzi 1919), per gentile concessione “Mozzi Borgetti” Macerata.
11 settembre 2018