“Il rosso fiore della violenza” – 50^ puntata

“Ti ringrazio Tata per la tua bontà e per l’amore di mamma che hai sempre nutrito per la nostra bambina. Nessuno meglio di te può confermare quanto lei fosse buona e generosa. Era impossibile che andasse per il mondo ad ammazzar gente, lei ha fatto quello che ha fatto per amore, un amore folle, un amore pagato con il  sangue”. – “Sì, sì, è vero, era la bambina più buona del mondo!” Rispose sempre singhiozzando la Tata.

 

Proponimenti

“Sai, Tata, adesso non ce la potranno più rapire, adesso è nostra per l’eternità”. Ricominciò a dire l’Avvocato. “Andremo tutti i giorni a deporre fiori sulla sua tomba, e lei ci parlerà, ci aiuterà, ci guiderà in questo mondo di dannati senza misericordia. Chi dice che l’inferno è al di là da questa vita, qui, questo è l’inferno e noi siamo costretti a viverci, per espiare le nostre colpe!” Il Commissario fissava attraverso la grande vetrata del salotto i radi passanti che attraversavano timorosi i viali del guasto parco cittadino e in quelle sagome indistinte immaginò di vedere quei dannati cui si riferiva quel povero padre e non si sentiva di dargli torto, né di giudicarlo matto.

 

Coraggio di un padre

“Avvocato, la devo lasciare, mi perdoni, devo ritornare in questura per riannodare le fila della mia indagine. Passerò domani per condurre la signora Beatrice per il riconoscimento della salma. So che è una brutta faccenda, ma  non posso far niente per evitarlo. “Commissario Angela è la mia unica figlia e spettano a me il dovere e il privilegio del riconoscimento”. – “Avvocato, nelle sue condizioni, non mi pare proprio il caso”. – “Non si preoccupi per me, ormai sono temprato dal dolore! Cosa mi può accadere di più tragico di quanto già m’è accaduto? Lasciamo Beatrice fuori da questa faccenda. Non è e non è mai stata sua figlia. Ci verrò io non si preoccupi. Mi sarebbe di conforto la sua presenza Commissario. Non la ringrazierò mai abbastanza per le premure che ci ha usato e per essersi fatto carico di portarci questa tremenda notizia. Le chiedo soltanto perdono per il mio comportamento, così poco virile”. – “Avvocato, lei è l’uomo più virile che abbia mai conosciuto: non ho figli e se mai ne perdessi uno in questo terribile modo, chissà quale sarebbe il mio comportamento”. Gli strinse affettuosamente le mani e aggiunse: “A domani, Avvocato”.

 

Notte d’incubo

L’avvocato Barilatti, reduce da una notte d’incubo, aveva un viso smunto, occhi cerchiati e labbra livide. Si guardò nello specchio ed ebbe compassione di se stesso. “Hai voluto essere giovane oltre il limite a te consentito e ora, per punizione,  il  fato ti  ha ridotto  vecchio prima del tempo. Avrai tutto il tempo che ti sarà concesso dalla Giustizia divina di pentirti per aver immolato la tua unica figlia sull’altare della tua vanità. Soltanto la tua cecità d’animo ti ha impedito di vedere il fiore che stavi calpestando, pur d’impossessarti del frutto proibito che la passione ti additava di lontano. Oggi andrai a vedere con i tuoi occhi le terribili conseguenze della tua rinuncia a esser padre per voler esser due volte marito. Che Dio, nella sua immensa bontà, ti conceda la forza per superare indenne questa dura prova per bere, poi, l’amaro calice del dolore fino alla ultima goccia!”

 

Rifiuto verso la moglie

Indossò un abito scuro, si annodò meticolosamente una cravatta nera. Quando fu pronto, aspettò in piedi dietro la vetrata del salotto, con una immobilità che sembrava marmorea, l’arrivo del Commissario Sirtori. La Tata si avvicinò in punta di piedi con una tazza di latte fumante. “Signor Avvocato, per favore, prenda un po’ di latte caldo, altrimenti non si reggerà in piedi”. Gli disse con tono implorante, aspettando con ansia di vedere esaudita la sua preghiera, ma egli mosse appena una mano in segno di diniego. La povera donna rinculò mesta, ritornando in cucina a piangere in silenzio. Beatrice, entrò fasciata da una splendida camicia da notte che metteva in risalto la bellezza del suo corpo e si avvicinò al marito per abbracciarlo. Egli fece uno scarto brusco, quasi avesse orrore d’esser toccato da quella donna per la quale solo pochi giorni prima, avrebbe sfidato il mondo. Poco mancò che la facesse cadere a faccia avanti.

 

Accuse a Beatrice

“Ma che modi sono questi!? Perché mi tratti così? Che c’entro io con la morte di tua figlia?” – “È vero, tu non hai mai fatto parte di questa famiglia. Questa casa per te è stata soltanto un albergo di lusso dove hai fatto riposare il tuo corpo stanco dal dolce far niente e io sono stato il tuo ricco e attempato amante”. – “Cosa vai  farneticando? per caso il dolore ti sta rendendo pazzo? Non ti ricordi più che sono tua moglie, regolarmente sposata davanti all’altare?” – “Oh, magari fossi pazzo davvero! Mi adagerei sul morbido giaciglio della follia come un bambino stanco di futili giochi! Purtroppo non è così!” – “Insomma, si può sapere di cosa mi accusi? ti ho forse mancato di rispetto? ti ho messo le corna? o ti ho rubato dei soldi? dimmelo, per favore!” – “Ti accuso di egoismo e d’insensibilità di cuore. Tu hai pensato solo a te stessa, alla tua bellezza, alla tua eleganza, ai tuoi agi e alle tue dannatissime partite di canasta. Dal primo giorno di matrimonio non hai fatto altro che tenermi lontano da mia figlia”. – “Tu stai vaneggiando! Caso mai era tua figlia a essere gelosa della mia bellezza! Solo per questo non mi poteva soffrire. Io non mi potevo, né mi dovevo umiliare davanti a lei che era più giovane di me. Che cos’altro mi restava da fare, dimmelo tu!” Rispose scoppiando in un pianto dirotto.

 

La separazione

“Solidarietà, Beatrice, solidarietà  in un momento come questo, nient’altro che solidarietà volevo. Sono stordito, confuso ma non tanto cieco da non accorgermi della tua indifferenza, per non dire della tua malcelata soddisfazione per la scomparsa di quella che tu consideravi a tutti gli effetti, la tua più temibile rivale”. – “Posso almeno accompagnarti all’obitorio?” – “No!” Rispose duramente il marito. “Perché mai? Potresti aver bisogno di me”. – “Avevo bisogno di te, ora non più!” – “Vuoi che resti ancora nella tua casa?” – “No!” Sentenziò girandole le spalle. Lei capì e, a capo chino, uscì dalla stanza.  

continua

5 settembre 2018

 

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