I nazionalismi, gli interessi economici, hanno trascinato la Ue (non è l’Europa) verso il baratro, i più forti hanno diviso il nord dal sud e oggi, con le loro politiche liberiste e non liberali e incapaci di volare alto come i loro predecessori fondatori dell’Europa, si ritrovano accerchiati dalle destre razziste e xnofobe: la tedesca Merkel sembra la più ragionevole, ma la sua “politica” è finalizzata alle prossime elezioni europee.
Mediazione politica
Non è più il tempo della inutile diplomazia (l’Italia ha sbattuto in faccia alla Ue la necessità di ricollocare gli emigrati con solidarità in tutti gli stati europei) ma della mediazione politica, perché questa Europa non ci piace e speriamo abbia uno scatto di orgoglio prima delle prossime elezioni europee.
Regola valide per tutti
Molti stati, con i loro egoismi, hanno tentato di ridurre l’Europa a un passacarte, da madre a matrigna, ma la fiammella dell’unione tra i popoli è continuata ad ardere, anche se fiocamente: la lampada, il faro europeo della democrazia federalista deve essere alimentato e le sue regole di inclusione, non discriminazione, solidarietà, libera circolazione, partecipazione, devono valere per tutti.
I politici “riciclati”
Alcuni vedevano lontano, guardavano al futuro dall’esilio di Ventotene, e credevano che gli stati Europei, in guerre continue tra di loro con milioni di morti, potessero convivere in pace. Poi resero reale questo obiettivo per più di sessant’anni, ma le loro indicazioni erano che l’Europa allargasse molto di più le sue politiche d’integrazione rispetto alla pace: un ruolo importante purtroppo condotto dai “riciclati” degli stati nazionali. Non c’è stato un ricambio, è diminuito costantemente il consenso delle popolazioni e in ugual misura la Ue si è sentita oligarca e autosufficiente, sono aumentati i disoccupati, i poveri, gli emarginati, gli “stati” ricchi sono diventati più ricchi, e la Ue stava a guardare.
Riprendere il percorso federalista
Oggi l’Europa è divenuta soprattutto un “agente” commerciale, si limita la libera circolazione, ma l’Europa non può essere un “consulente”, né un mediatore al “servizio” solamente di alcuni Stati: deve riprendere il suo percorso federalista, mai sovranista e nazionalista, con una capacità di difesa e ampliamento dei diritti sociali ed umani. Insomma una Europa non solo burocraticamente tesa al commercio, ma rivolta alla politica, alla solidarietà non solo tra i sui popoli, ma verso chi fugge da guerre e fame, che forse abbiamo esportato noi occidentali.
Manca una politica comune
Con l’introduzione dell’euro abbiamo avuto più stabilità economica, tassi bancari simili a tutti i paesi europei, una moneta unica in tutta l’area Europea. Con la libera circolazione e l’Erasmus è nata una nuova frontiera di conoscenza dei popoli europei ma questo non basta perché non esistono idee e politiche comuni. Prendiamo come esempio la politica industriale: si è lasciato che i livelli di produttività – di fronte all’interdipendenza dei mercati – si alzassero o diminuissero nelle varie realta nazionali, senza alcun indirizzo (anche per responsabilità dei sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro), non c’è stata alcuna politica su orari e salari, il mercato del lavoro è diventato sempre più precario, l’assetto produttivo sempre più “flessibile”, l’impresa vista come nemico e non centralità per lo sviluppo del lavoro: si è gridato contro i poteri forti, ma in realtà mancava la politica e avanzava il tifo.
Migrazioni
Le migrazioni ci sono sempre state e democraticamente sono state regolamentate ma, purtroppo, l’egoismo, la paura del diverso, la discriminazione razzista sono prevalse. L’Italia, anche nei momenti più difficili della sua storia, ha sempre protestato contro le politiche della ruspa sull’immigrazione, a partire dalle sue emigrazioni nelle Americhe, in Svizzera, in Germania, dal Sud d’Italia al Nord industrializzato, dove si leggevano cartelli “non si affittano case ai meridionali”. È nostro dovere chiedere una Europa migliore dell’attuale, integrata, piu accogliente, con una determinante coesione sociale e con più solidarietà rispetto alle migrazioni.
Un appello: “Europa, non lasciare sola la regione Italia!”
Giulio Lattanzi
21 giugno 2018