Stiamo vivendo tempi bui ma d’altra parte la storia ci insegna che tutto è un ciclo (Giambattista Vico e i suoi corsi e ricorsi storici ce lo stanno a ricordare), solo che trovarsi nel bel mezzo di un “buco nero” non è che poi sia così piacevole! Tutta la tecnologia che ci circonda viene usata e la usiamo, spesso, solo per conoscere, in tempo reale, qualsivoglia notizia proveniente dai 5 continenti ma ciò non porta né crescita culturale né crescita civile.
A piedi? Eresia…
Capita così che lasciando l’auto in viale Carradori, dal fido meccanico Andrea, tranquillamente mi avvio al lavoro verso piazza a piedi. Questo è già un comportamento da eretico, nel 2018 il fitness è sinonimo di palestra o attività similari, ma non prevede, assolutamente, l’uso del corpo al di fuori di tali luoghi! Durante questi 2 chilometri mi capita di assistere al comportamento di studenti e relativi genitori e rimango esterrefatto e allibito.
Il sottopasso? Come se non esistesse…
La prima cosa che mi salta agli occhi è il continuo attraversamento di viale Martiri della Libertà senza usufruire del relativo sottopassaggio. Mi ricordo che la costruzione del sotto passo fu di grande gioia per tutti noi (genitori in primis) che una volta, andando a piedi a scuola, non dovevamo affrontare il doppio attraversamento per arrivare in Corso Cavour! Ora c’è, ma gli studenti se ne infischiano di usarlo, tranquillamente attraversano con passo strascicante e sguardi da sfida senza che nessun vigile urbano faccia presente a tutta quella bella gioventù, che ha la fortuna di deambulare, il dovere di passare sotto e non essere d’intralcio e di pericolo per la circolazione dei mezzi motorizzati. Azzardarsi poi da semplice cittadino a farlo presente significa solo rischiare di essere “linciati” o, come minimo, insultati!
Corso Cavour? Liceo Classico…
Faccio cento metri ed ecco salire in cattedra il “genitore mammone”: non si può pretendere che il “povero ragazzo” faccia due passi per accedere al Liceo Classico. Eh no, si “sgualcirebbe” i glutei e consumerebbe… “la para delle scarpe”. Qui si dimostra proprio la mancanza di sensibilità e di rispetto verso gli altri, il genitore si ferma, sotto il segnale di divieto e fa uscire il pargolo che, con la solita aria di sufficienza, prende lo zaino appoggiato, logicamente, sui sedili di dietro e poi con calma richiude lo sportello e se ne va a scuola. Cinquanta metri più in là si potrebbe svoltare in via Martiri di Montalto e, volendo fare tutta questa prassi, almeno non si disturberebbe il traffico che è giocoforza canalizzato per corso Cavour ma si sa, di fronte ai propri egocentrici interessi…
Corso Cavour? Sigarette…
Proseguo verso piazza e, all’incirca di fronte alla Ubi Banca (sigh era una volta CaRiMa) ecco dapprima dei “tranquilli” studenti attraversare fuori dalle strisce pedonali e subito dopo un’auto fermarsi, appena passata la svolta per via IV Novembre, perché il conducente “deve” andare a comprare il “suo” pacchetto di sigarette… degli altri dietro, come al solito, se ne frega!
Sottopasso Garibaldi? Che fai, suoni..?
Penso che sia a sufficienza per oggi ma, il tempo di arrivare in vista del sottopasso di via Garibaldi e vai! con un bel gruppo dei “soliti” studenti che se ne fregano bellamente della struttura per “mollemente” attraversare. Passano sopra e, addirittura, si incazzano quando un automobilista suona il clacson, tale e quale a quello che succede in Piazza Vittoria!
Via Mozzi? In pista…
Arrivato in via Mozzi penso di averne viste abbastanza quando vengo superato e sfiorato da un “solerte” genitore, con relativo pargolo a lato, lanciato a tutta birra! Forse non sa che dietro la curva può trovare una mamma con carrozzina, un disabile oppure un semplice passante che non sfiora il palazzo ma sta a 50 centimetri dal muro!
Via Crescimbeni? C’è Vettel…
Comincio a contare i metri che mi separano dall’ufficio, sperando di arrivare incolume poi, quando mi sento ormai al sicuro, ecco un ultimo “brivido” in agguato: facendo la curva in via Crescimbeni, all’altezza del negozio di parrucchieria, trovo “Sebastian Vettel” in piena corsa per la pole position! Non più di trenta centimetri mi separano dalla sua auto, dieci, forse meno, dallo specchietto; eccone un altro che pensa di essere a Montecarlo. Beh, alla fine in questi 25’ minuti ne ho avuti di spunti per riflettere e la conclusione è una sola: Macerata non poteva essere capitale della cultura 2020, tutt’al più della “sotto cultura”. I commenti, le considerazioni e quant’altro le lascio ai lettori e a quanti vorranno discuterne. Mala tempora currunt.
Fabrizio Giorgi
9 maggio 2018