Quanta dolcezza nel salire il colle.
Schiena senza fardelli,
ombre fresche stampate
sui declivi assolati,
voci intrecciate al canto degli uccelli,
mani protese,
parole sospese ad un pensiero.
Aspettava i tuoi passi oltre quel colle
ancora un colle.
E un altro ancora. E un altro…
Una montagna di cime così alta
che quasi sfiora con la vetta il cielo.
Ma quanto ti costò scalare il monte!
La schiena curva sotto il peso
dei secoli del mondo.
E poi la nebbia. E il silenzio.
E i tuoi due rami d’ossa
a inciampar sulle pietre. Ecco, è finita.
Se alzi la mano puoi toccare il cielo.
Un avvoltoio appare, guarda e si aggira:
sopra il monte c’è un uomo.
Solo, supino, addormentato.
2 aprile 2018