Sfogliando di sfuggita un poema cinquecentesco intitolato, La morte di Ruggiero di Giovambattista Pescatore, l’occhio mi cadeva nel XII canto in cui veniva citata per ben tre volte una località chiamata Montolmo.
Troilo Cerro
Sicuramente una banalissima coincidenza che nulla ha a che fare con la nostra Montolmo (l’attuale Corridonia), ma che ha solleticato il mio interesse, specialmente quando leggo la dedica della Prima Edizione del 1548 a certo Troilo Cerro da s.Ginesi governatore di Ravenna. Si dovrebbe trattare di Troilo Cerro nominato Conte di Cerreto da Carlo V che era stato nominato nel 1547, per brevissimo tempo, governatore di Matelica per cercare di venire a capo della feroce controversia tra i signori Ottoni e il comune.
Giovanbattista Pescatore
Il Pescatore nobile ravennate, di cui ben poco si sa della vita se non che morì nel 1558, affascinato dalla lettura dell’Orlando Furioso si era riproposto di completare le storie delle eroine ariostesche, tant’è che prima pubblica un poemetto in 25 canti del titolo La vendetta di Ruggiero e quindi, come detto, nel 1548 la sua opera maggiore, scritta in ottave in 40 canti: La morte di Ruggiero, fatta come dice l’autore, piuttosto per esercizio di mente, che per vaghezza di fama.
Il XII canto
Veniamo al XII canto intitolato: Per Filiria, che tanto facilmente crede et acconsente ad Hordauro di andar con essolui, si mostra quanto la Vergin al suo primo amore porti pericolo. Per Hordauro, che si pone a tentar la moglie, appare quanto sciocco quel marito che cerca nella moglie quello, che non ci vorrebbe ritrovare.
Storia di una fuga
È la storia della fuga dei due giovani inseguiti e assediati presso Montolmo dal padre di Filiria che non aveva gradito la fuga con tanto di matrimonio dei giovani. L’assedio si protrae a lungo e sembra trasformarsi in tragedia finché un nobile amico di Hordauro convince il padre della giovane ad accettare il matrimonio e riappacificarsi.
Le due tentazioni
Tutto procede per il meglio finché Hordauro incontra la bellissima fata Silvanella a cui resiste per amore di Filiria; la fata sdegnata dal rifiuto propone di mettere alla prova la sposa. Trasforma Hordauro in un sconosciuto inglese che con doni preziosi si presenta a Filiria per tentarla al tradimento: la giovane prima resiste ma poi cede ai ricchi doni. A questo punto il marito furioso si manifesta nel suo vero aspetto alla moglie che offesa per esser stata messa alla prova fugge per sempre.
Una trasposizione di nomi conosciuti?
Nel racconto si citano diversi luoghi: Monte Licambro, Selva Darona, Montolmo, Vegerra e Messina. Ovviamente Messina, e una precisazione fatta in seguito da Silvanella, farebbero pensare alla Sicilia, il fatto che a parte Messina nessun altro luogo è identificabile, ci potrebbe (perché no) far “sognare” che il Pescatore abbia pensato, chissà per quale motivo, alla Montolmo della Marca, che abbia messo in Sicilia nomi di comuni che conosceva. Forse aveva letto del famoso assedio dello Sforza del 1433 o forse era passato per qualche motivo nella nostra zona. Anche la battaglia del 1444 nei pressi di Montolmo tra lo Sforza e il Piccinino poteva essere a conoscenza di un così dotto personaggio che viene anche ricordato per essere stato l’amante di Liona Aldobrandina (1522-1550 c.a.) valente rimatrice a cui il Pescatore dedica il seguente sonetto nel poema citato:
Poscia
Liona Aldobrandina mia,
Che tanta festa mostra,
scorgo al lido,
Sì grata nel sembiante,
umile e pia,
che sembra Vener
madre di Cupido
Concludo con una frase del Pescatore che molto stona con la società odierna:
la sola virtù
è quella che rende l’uomo
eterno ed immortale.
Modestino Cacciurri
23 marzo 2018