Facendo riferimento a quanto pubblicato sul n° 235 de La rucola, mi associo al toccante, sincero ricordo di una persona che abbiamo apprezzato per quell’apparente leggerezza ma che, in effetti, nascondeva un profondo senso del vivere. Alludo a Nazzareno Sardellini, che, insieme con i colleghi poeti dialettali, abbiamo frequentato a lungo. Racconto un aneddoto: una volta ci invitò a “lu Guardo” come lui affettuosamente chiamava Gualdo, paese che gli era rimasto nel cuore, come è stato giustamente notato nell’articolo e nell’intervista al figlio. Ci invitò per festeggiare “un” compleanno e non disse quale. Fu un pranzo semplice e gioioso. Alla fine ci recitò questa poesia che conservo gelosamente:
Il mio compleanno
Oggi ho un anno di più uno di meno.
Si parte e si ritorna alla partenza
giustamente misteriosa
e andando si pensa se origine e meta
siano Dio, o il nulla, o qualcosa.
Se ogni tappa come l’odierna, è una condanna
per ragioni pretese, per ragioni imposte;
le future saranno migliori e compendio di queste.
Perfetta la meta ch’è origine
la meta che è Dio.
E, sotto, con scritto autografo: Gualdo ogni anno 31 marzo – Nazzareno Sardellini.
Probabilmente quella volta – a Gualdo appunto – compiva 80 anni. Ma a chi gli chiese quanti anni avesse, rispondeva, con un guizzo di furbizia nello sguardo: “Non ce l’agghio più!”
La foto
Nella foto (anni ‘90) si riconoscono: (dietro da sx) un signore, Giovanni Ciurciola, Goffredo Giachini, Renzo Ruzzu, Leonardo Mancino, Franco Brinati; (in prima fila da sx) le signore, poi Mariella Marsiglia, Nazzareno Sardellini e Giordano De Angelis (accosciato), con Urbano Riganelli dietro l’obbiettivo a scattare la foto.
22 marzo 2018