Nei giorni passati si è fatto un gran parlare e un gran protestare sulla imposizione del sacchetto biodegradabile da usare per contenere la frutta e la verdura acquistate. Il balzello di uno o due centesimi è stato mal sopportato dagli italiani.
Le furbate all’italiana
Molti si sono ingegnati a trovare furbate per evitare la gabella, che sono andate dal portarsi un sacchetto usato da casa a etichettare direttamente sulla buccia uno per uno tutti i frutti acquistati! Non per il centesimo ma per la imposizione. ‘Ché tanto anche il sacchetto non biodegradabile con cui prima portavamo a casa gli acquisti non lo pagavamo con il ticket ma era già incluso nel prezzo, perché chi commercia non ci deve rimettere: il sacchetto lo paga e rivuole i soldi indietro con gl’interessi. In fondo è stata una breve protesta, significativa seppure innocua. Invece, quello che ci dovrebbe tutti indignare è il pressapochismo con cui il Ministro, a leggere le notizie diffuse (precisazione d’obbligo nel mare magnum di tutte le fake news che circolano), ha trattato la questione, facendo retromarcia dicendo che si poteva fare il riuso… mah.
Un puzzo terribile
Ora parlo a titolo personale: la cosa che mi da più fastidio in tutta la vicenda è il puzzo terribile di questi sacchetti. Ancora più indegno quando penso che nel mezzo di tale cattivo odore ci devo mettere i prodotti della natura che poi dovrò mangiare (chiaramente previo lavaggio ed eventuale cottura). Un odore così cattivo che mi perseguita anche dentro l’auto… acquistare tre tipi di frutta e quattro tipi di verdure significa porre nel chiuso dell’auto almeno sette puzze! Da portarsele dietro fin dentro casa e ammorbarla fino alla eliminazione dell’origine stipandola dentro il sacchetto blu. E ben chiuso. Signor Ministro, signori dell’Unione Europea… lo sapete che esiste il sacchetto di carta? Ecologico e non puzzolente.
Fernando Pallocchini
21 marzo 2018