Ninì De Quinto contestato risponde: “Resto della mia opinione!”

Tante persone che conosco mi hanno contattato per dirmi di non condividere quanto da me scritto nel n° 232 de La Rucola (https://www.larucola.org/2017/11/06/gli-esami-di-ammissione-alle-facolta-universitarie/) sugli esami di ammissione alle facoltà universitarie. Francamente sono contento di essere stato letto e ringrazio chi lo ha fatto.

 

Non mi sposto di un centimetro

Voglio però rispondere ai miei dissidenti che resto della mia opinione e non me ne allontano di un centimetro. Mi hanno contestato che di medici senza lavoro ce ne sono tanti, è vero ma ci potrebbe essere un rimedio che spetterebbe al Ministero della Salute e della Ricerca. Mi attirerò le ire dei medici di base dicendo che anche loro professionalmente, magari non economicamente, dovrebbero condividere con me quanto sto per esprimere.

 

Può un medico di base seguire 1500 pazienti?

Non è umanamente possibile che un medico di base possa seguire 1.500 pazienti, tanti quanto è concesso loro di avere come mutuati. Fanno del loro meglio ma durante il giorno potranno sì e no visitare 30-40 persone e gli altri? Quante visite domiciliari possono effettuare a persone che non sono in grado di muoversi dal loro domicilio? Dovrebbero avere il dono della ubiquità.

 

Rivedere il numero degli assistiti

Non sarebbe più opportuno che il Ministero della Salute riduca il numero dei pazienti a ogni medico di base, e in proporzione il compenso, così che tanti giovani medici troverebbero occupazione senza costi aggiunti per lo Stato? Sicuramente ne trarrebbero vantaggio sia il cittadino che la salute pubblica. Mi hanno contestato che i giovani medici oggi non sono preparati. Siamo sicuri? Magari, come in ogni professione, ce ne saranno alcuni impreparati ma non tutti, perché lo studio di medicina è serio.

 

Professione o missione?

Piuttosto ci può essere chi ha perso di vista che quella di medico è sì una professione ma è, soprattutto, una missione. Ora, per quanto riguarda gli altri laureati delle varie facoltà, invece di costringerli ad andare all’estero, perché non si creano centri di ricerca in Italia, gestiti dai Ministeri con la sponsorizzazione delle industrie, affinché i risultati delle loro ricerche vadano a vantaggio delle aziende?

 

Libertà di scelta universitaria

Ecco i motivi per lasciare libertà di scelta universitaria a quegli studenti capaci di dare futuri ottimi risultati, quando invece con il sistema attuale di ammissione alle facoltà molti, magari per una inezia, vengono fermati subito, per cui non è  possibile verificare le loro capacità. Ora basta, non è per noi rispondere su questioni che esulano dalla nostra volontà ma dipendono  da coloro che potrebbero offrire occasioni concrete. Purtroppo ci sono sempre di mezzo le convenienze politiche a rovinare tutto.

Ninì De Quinto

20 febbraio 2018

 

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