Marica Fiastrelli, tabaccaia, è un po’ il simbolo della situazione che troppi giovani stanno vivendo in Italia. Ingegnere edile si è trovata a gestire un negozio spinta dai genitori, consiglio che lei ha accettato liberamente. Perché? Presto detto: un anno di tirocinio presso uno studio a “paga zero” le ha fatto pensare “Così non va”. E si è buttata in una vita diversa da quella sperata, mettendoci il massimo impegno, come fa sempre in ogni sua iniziativa per carattere. Prima di maturare la sua decisione ha fatto un anno di prova in un negozio simile a Macerata, dove si è trovata bene grazie ai titolari, persone bravissime. Si è ben presto ambientata nella nuova attività, i clienti della vecchia gestione sono rimasti tutti, le si sono affezionati e sono anche aumentati.
Come ti sei regolata per fornire il negozio di merce?
“L’ho acquisito completamente vuoto e dopo aver fatto degli acquisti-base ho allargato la tipologia della merce un po’ per volta, in base alle esigenze via via manifestate dalla clientela”.
Il negozio di Marica è come un quadro pieno di colori. È edicola (c’è anche La rucola in bella vista), tabaccheria, cartoleria, libreria in quanto vende libri di testo per tutte le scuole, sono disponibili ricariche telefoniche, biglietti delle autolinee locali (Apm, Contram, Steat), fornisce il servizio di trasferimento denaro e, naturalmente non mancano caramelle e dolcetti vari. Tutti i giorni ha una continua frequentazione da parte di persone appassionate al gioco del Lotto, del Superenalotto e dei vari Gratta e Vinci. Fuori è anche disponibile un distributore automatico di sigarette. Insomma “Marica” è un negozio ben fornito.
Che genere di clientela hai?
“C’è da dire che le clientela innanzitutto è aumentata e oggi spazia dai 3 anni fino agli ottanta! Va anche detto che sono clienti locali anche se arrivano pure dai paesi vicini. Infatti una battuta ricorrente tra noi è: scusi lei è della zona? – Scì, staco de casa ècco jétro!”
Sappiamo che hai vissuto una brutta esperienza, ce la vuoi raccontare?
“Ho subito una rapina a mano armata. È entrata una persona, incappucciata e armata di coltello, che puntandomi contro l’arma ha esclamato, in dialetto: dàmme li sòrdi! Sono riuscita a rimanere fredda, senza farmi prendere da paura ed emozione, mentre aprivo la cassa da un altro cassetto ho afferrato una bomboletta spray al peperoncino e ho spruzzato il volto del rapinatore. Accecato, ha perso il controllo della situazione ed è scappato fuori dal negozio. Gli sono corsa dietro, l’ho visto fuggire in macchina e sono riuscita a leggerne la targa che ho comunicato alle Forze dell’Ordine. L’auto, ironia della sorte, era stata rubata a un altro edicolante! Il rapinatore è stato poi acciuffato”.
Questa esperienza come ti ha lasciato?
“Decisa a continuare per la mia strada!”
Passiamo a racconti più piacevoli, magari divertenti…
“C’erano due Carabinieri in negozio quando è entrato un cliente che, tranquillo, mi ha detto: ti ho portato roba fresca… ma, mi raccomando, prendine poca… che è forte… è roba buona! Al che ho replicato: ma che mi hai portato? E lui: majoràna! A questo punto i Carabinieri sono allibiti ma subito è stato chiarito l’equivoco causato dalla pronuncia dialettale. Majoràna qui da noi è un’erbetta profumata di campagna, mentre marjuàna è un’erba di tutt’altro genere!”
Continuerai la tua vita da negoziante o sei ancora attirata dall’ingegneria?
“Qui ci sto volentieri anche se, ammetto, che le ore sono tante e… l’ingegneria edile è sempre nei miei pensieri”.
26 dicembre 2017