Il “Ponte del Diavolo” a Tolentino, le sue vicende tra storia e leggenda

Il “Ponte del Diavolo” a Tolentino, un ponte dalla storia antica essendo stato costruito nel 1268, è tornato a nuovo dopo la sistemazione della pavimentazione. Chiuso per un paio di mesi è stato riaperto alla fine di settembre alla circolazione, a eccezione degli autocarri con portata superiore alle 3,5 tonnellate, ai bus urbani e a quelli extra urbani, questo per mantenere integro il lastricato. I lavori sono stati possibili grazie ai finanziamenti dei Club Service di Prato e, più precisamente, del Soroptimist, del Kiwanis Club, del Rotary Club “Filippo Lippi”, del Lions Club Datini e del Panathlon e con il contributo economico della Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata.

 

La storia

Il ponte, eretto nel 1268 su disegno di Mastro Bentivegna, unico nella sua forma per tutto il corso del fiume Chienti, ha cinque arcate sorrette da possenti piloni, con torre-barriera quadrangolare, merlata alla guelfa e porta ad arco acuto con una doppia ghiera in cotto. Nel 1524, per deliberazione del Comune, fu innalzata sullo spigolo del pilone centrale una edicola sacra, ancora presente, con un affresco che rappresenta la Vergine con il Bambino. Durante la seconda guerra mondiale, esattamente il 30 giugno del 1944, l’esercito tetesco in ritirata fece saltare l’arcata centrale del ponte, ricostruita in seguito nella forma originaria. La denominazione di “Ponte del Diavolo” deriva dalla leggenda che narra di un accordo fra il costruttore e il diavolo per l’edificazione del ponte, che doveva essere assolutamente costruito perché troppo importante per Tolentino, in cambio della consegna dell’anima del primo passante.

 

La leggenda

“Il Podestà di Tolentino, Leopardo da Osimo, incaricò Mastro Benevegna di costruire il Ponte. Di fronte alle difficoltà incontrate, Benevegna si rivolse a una vecchia, la quale gli prestò un libro di magia nera. Il costruttore, disperato, si recò al trivio delle Fonti di San Giovanni e recitò una formula magica. Gli apparve una ombra che Benevegna riconobbe subito come il demonio. Questo ultimo gli chiese, quale ricompensa per l’aiuto nella costruzione del ponte, l’anima del primo che lo avesse attraversato. In preda a un profondo rimorso per il patto stipulato, Mastro Benevegna si rivolse a San Nicola che trovò un astuto rimedio. Il giorno della inaugurazione del ponte, nel frattempo sprangato a dovere per evitare che qualcuno potesse attraversarlo, San Nicola si presentò con un cagnolino al guinzaglio e, tirata fuori dalla tonaca una forma di formaggio, la lanciò lungo il detto ponte sciogliendo il cane che la rincorse. Il diavolo, sentito odore di essere vivente, catturò il cane, accorgendosi troppo tardi di essere stato beffato, poiché l’animale non possedeva l’anima pattuita”.

24 novembre 2017

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